Ettore Fico. Dialoghi contemporanei
Ettore Fico
Dialoghi contemporanei
Un artista, un museo, una collezione
a cura di Andrea Busto
Galleria di Piazza San Marco, San Marco 71/c, Venezia
inaugurazione sabato 16 settembre alle ore 18.00
prorogata fino a domenica 19 novembre
da martedì a domenica dalle 14.30 alle 19.00
Ettore Fico – Dialoghi contemporanei. Un artista, un museo, una collezione è stata espressamente concepita per gli spazi della Fondazione Bevilacqua La Masa in piazza San Marco a Venezia e anticipa i festeggiamenti dei 10 anni dell’apertura del MEF a Torino. I “dialoghi” avvengono fra le opere del Maestro e gli artisti contemporanei internazionali che il museo ospita nelle sue collezioni. L’opera di Ettore Fico è rappresentata in Europa dalla galleria Maurizio Nobile (Bologna, Milano, Parigi), da oltre quarant’anni punto di riferimento internazionale per l’arte italiana dal XV al XX secolo. Bellezza, autenticità, qualità e rarità: questo è il credo che guida da sempre la galleria alla ricerca di opere e alla riscoperta di artisti con l’obiettivo di accrescere collezioni pubbliche e private.
La mostra si suddivide in 6 sezioni tematiche corrispondenti al numero delle stanze della sede della Fondazione veneziana. In ciascuna di esse il dialogo, fra le opere del Maestro e quelle degli artisti contemporanei, riprende le tematiche che, da sempre e ancora oggi, sono allabase della creatività artistica: «Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?» poneva come quesiti agli spettatori Gauguin nel 1897 con il famoso dipinto dallo stesso titolo. Sono i quesiti sempre attuali per gli artisti e per tutti gli uomini che, attraverso l’arte, cercano di dare delle risposte alle grandi incognite dell’esistenza. L’interpretazione, la decodificazione del mondo e la sua traduzione in immagini, consegnano una visione e una lettura personale ma anche universale che solo le opere d’arte riescono a trasmetterci diventando la chiave di lettura e la testimonianza del tempo in cui sono state realizzate.
Ettore Fico (1917-2004) ha attraversato un secolo di storia e con la sua arte ha toccato tangenzialmente il gusto e le correnti del secolo scorso, arrivando fino agli anni 2000 con una pittura fresca, vibrante e attuale. La sua poetica intimista, personale e autoriflessiva, costruita sulla quotidianità e sulla semplicità, conferma gli stili e le estetiche dei grandi maestri del Novecento da De Pisis a Morandi, da Braque a Scipione di cui fu contemporaneo. Ma la sua visione va oltre, essendo libera e scevra dall’appartenenza a movimenti e a gruppi. La sua solitudine gli permise di “scivolare” tra le diverse correnti senza farsi fermare e intrappolare.
Oggi, artisti come Gerard Richter o Rudolf Stingel, possono passare dall’astrazione alla figurazione e viceversa, senza essere tacciati di incomprensibilità, di assenza di stile o, peggio, di vacuità. La ricerca di Fico è anticipatrice e simile, per libertà e indipendenza, a molti giovani contemporanei che sperimentano e indagano le tecniche senza l’ansia di appartenenza come fu invece per molti movimenti del
Novecento dal Futurismo al Surrealismo, dal Minimalismo all’Arte Povera fino alla Transavanguardia. Ricordiamo come Breton “epurò” a più riprese gli appartenenti al movimento, come Celant “blindò” il numero dei poveristi e come Bonito Oliva chiuse a cinque il numero degli artisti transavanguardisti.
I gruppi, i cenacoli, i movimenti sono stati funzionali nel passato per delimitare i campi d’azione e formare un “numero chiuso” di appartenenti, per ragioni di mercato e di affermazione, negando quella libertà espressiva fondamentale per la creatività artistica e per l’attuale fluidità dei percorsi intellettuali. Artisti come Giacomo Balla, Emilio Vedova o Mario Schifano hanno trasmigrato da un movimento all’altro, lasciando stili e riprendendoli senza porsi il problema del giudizio della critica. La loro filosofia era principio generativo della loro opera e lo stile, la tecnica e il tempo, conseguenti e propedeutici alla loro creatività.
Oggi rileggiamo tutto il Novecento in modo differente rispetto al passato più recente. Artisti dimenticati o subordinati ad altri sono stati riscoperti proprio nel secolo scorso o nel primo ventennio di questo nostro millennio, esempi su tutti sono Frida Kahlo, Salvo e Carol Rama, come del resto anche Lavinia Fontana e Artemisia Gentileschi. Ettore Fico ha prodotto opere fin dalla sua primissima giovinezza e non ha mai smesso di interrogarsi su come fare pittura e su come essere contemporaneo al suo tempo. Non deve ingannare quindi la sua libertà di percorrere strade diverse senza negarsi il piacere della sperimentazione e senza definire il proprio ambito negandosi la possibilità di essere, nel ristrettissimo “terreno” pittorico, un artista dai vastissimi orizzonti. Certo non è stato un militante, un concettuale “engagé”, un rivoluzionario da “rissa in galleria”, egli si è limitato, come Licini, Klee o Veronesi, a fare instancabilmente il ricercatore autentico e moralmente onesto per tutta la sua lunga vita.
Questa mostra vuole riportare nel giusto contesto la figura di Ettore Fico ponendolo in dialogo con giovani artisti che esprimono, attraverso le loro opere, sensibilità simili e parallele. Il dialogo che ne scaturisce afferma che l’arte è sempre attuale pur affrontando tematiche millenarie.