Il mio filosofo
La scelta delle conferenze di quest’anno non è legata a un concetto o a una tematica particolari, così come è stato negli anni passati. Quest’anno ogni relatore porta il suo filosofo, quello che ha trovato più stimolante, oppure che ha studiato per primo o più a lungo; quello che, forse, ha più amato.
Il mio filosofo è il titolo delle conferenze, anche se per le relatrici Doria e Giacometti i filosofi sono due.
Si comincia dal principio: da Platone e da Aristotele. Tutta la filosofia successiva non è che un commento a Platone, si dice, ma anche ad Aristotele, in ogni campo. Il piacere che si prova a rileggerli ancora non è dato solo dal fatto che hanno inventato un lessico e un universo di concetti che hanno cambiato la storia della scienza e della cultura occidentali, ma anche dal fatto che quei concetti ci suonano ancora familiari, non sono desueti.
Che dire di Giordano Bruno che fu tanto arrogante e superbo, ma che seppe sfidare fino alla morte i principi filosofici in cui credeva e per questa ragione viene considerato un martire della libertà di pensiero? Non erano principi qualunque, ma ultramoderni: dall’adesione alla rivoluzione copernicana Bruno inferì l’infinità e la complessità dell’universo, dove non esiste centro e tutto è centro; dove ogni movimento è relativo e non esiste un Dio al di fuori.
Jean Jacques Rousseau fu il filosofo della “democrazia diretta”; in questi tempi sia il suo nome che il suo pensiero politico evocano argomenti di grandissima attualità: non sappiamo quanto egli sarebbe d’accordo con qualche speciosa torsione delle sue idee. Non va inoltre dimenticata l’accusa che Rousseau rivolse alla società di essere corruttrice dell’anima umana con l’offerta di beni superflui che alimentano la nostra avidità. Anche quest’accusa, tre secoli dopo, resta attuale.
Poi c’è il filosofo della sintesi delle sintesi; della storia della filosofia che coincide con la filosofia della storia; del movimento dello spirito che si manifesta nel movimento della coscienza; del particolare che esprime l’universale. Si tratta di Friedrich Hegel, difficile e oscuro, ma appassionante quando si riesce a comprenderne il linguaggio.
Riguardo a Henri Bergson basti enumerare gli argomenti ai quali ha dedicato i suoi studi: la differenza tra intelligenza e intuizione; la natura del tempo: il tempo spazializzato e la durata reale; la memoria; l’evoluzione creatrice; la libertà. Per tutte queste tematiche, alle quali ha cercato di dare una risposta che fosse all’altezza dei risultati della scienza contemporanea, Bergson va considerato un grande filosofo metafisico.
Altrettanto complesso e di grandissimo respiro è il pensiero di Teilhard de Chardin, secondo il quale la struttura nascosta dell'universo si manifesta grazie al principio per il quale «tutto ciò che sale converge».Teilhard cerca di unificare scienza e teologia mediante, detto assai sinteticamente, la Legge di complessità e coscienza; questa viene esplicitata come legge dell'evoluzione simultaneamente sia della materia che dello spirito verso quello che egli chiama Punto Omega e che parimenti esprime una fiducia nel progresso, nell'in-avanti, e in Dio, nell’in-alto.
Poi c’è Ludwig Wittgenstein che Bertrand Russell descrisse come “il più perfetto esempio di genio che abbia mai conosciuto: appassionato, profondo, intenso, e dominante”.
Wittgenstein è stato un pensatore anomalo per la personalità e la condotta di vita anticonformista e schiva; per l'avversione verso la filosofia tradizionale e per il carattere spesso criptico ed enigmatico dei suoi scritti. Lo stesso titolo dell’unica opera da lui pubblicata, il Tractatus Logico-Philosophicus, può infatti essere frainteso; esso afferma la priorità assoluta della logica, ma, insieme, l'idea che la logica è essenzialmente filosofica. Il libro diventò punto di riferimento per il Circolo di Vienna al quale egli non aderì ufficialmente, pur frequentandolo. Il pensiero di Wittgenstein ha profondamente influenzato lo sviluppo della filosofia analitica, in particolare la filosofia del linguaggio e la filosofia della mente.
Da ultimo viene presentato Gregory Bateson, altra figura di pensatore complesso, enigmatico, e geniale: rivoluzionò l'approccio alla malattia mentale introducendo la teoria del “Doppio legame”; si dedicò allo studio dell’apprendimento ponendo l’accento sul concetto di deutero-apprendimento o "apprendimento ad apprendere”. I suoi libri “Verso un’ecologia della mente” e “Mente e natura” definiscono in maniera del tutto originale il concetto di "mente" come tendenza dei sistemi di interazione a costruirsi come sistemi mentali sovra-individuali.
Maria Giacometti
A cura di SFI sezione di Venezia