Le palline di zucchero della fata turchina. Indagine su Pinocchio
Il capolavoro di Collodi è uno dei libri più noti al mondo, tradotto in tutte le lingue, e secondo per vendite solo alla Bibbia. Ogni anno si aggiungono nuove versioni teatrali, cinematografiche e a fumetti tratte dalla sua storia. I protagonisti – da Lucignolo al Grillo Parlante, da Mangiafuoco al Gatto e la Volpe – sono entrati nell’immaginario collettivo a simboleggiare vizi e virtù del nostro paese. Ma qual è il segreto del suo successo? Perché quel burattino nato dalle mani di Geppetto è diventato così popolare? Riportandoci come
per incanto a spasso tra il Paese dei Balocchi e l’Osteria del Gambero Rosso, Piero Dorfles si conferma straordinario critico e divulgatore nel farci riscoprire il magico mondo di Pinocchio. E ci dimostra come in fondo non possiamo fare a meno di questo burattino perché in lui ci riconosciamo, perché è il simbolo del nostro essere stati giovani, monelli e incoscienti. Noi lo amiamo così tanto perché rappresenta tutto quello che, diventati adulti, a lungo rimpiangiamo: l’essere liberi, senza senso del dovere né complessi di colpa. In
altre parole, perché Pinocchio – tra il timore di trasformarsi in ciuchino e la speranza di ricevere aiuto da una fata dai capelli turchini – siamo noi, e rappresenta quello che siamo stati, quello che crescendo siamo diventati, e insieme le nostre aspirazioni più profonde per quello che saremo.
Piero Dorfles è giornalista e critico letterario. Per la Rai ha curato diversi programmi radiofonici e televisivi tra cui Il baco del millennio e La banda. Ha affiancato Patrizio
Roversi, Neri Marcorè, Veronica Pivetti e Geppi Gucciari nella conduzione della fortunata trasmissione televisiva Per un pugno di libri.
È autore di saggi dedicati al mondo della comunicazione. Con Garzanti ha pubblicato I cento libri che rendono più ricca la nostra vita e Il ritorno del dinosauro.
Festival in collaborazione con libreria Ubik di Mestre.