Hannah Arendt
Eredi di Hannah
Il pensiero di Hannah Arendt nella memoria di donne e uomini
Giovedì 25 Gennaio 2007 ore 17,30
Centro Culturale Candiani
p.zzale Candiani 7 Mestre
saletta seminariale 1° piano
Intervengono:
Giuseppe Goisis, Docente di Filosofia Università Ca' Foscari
Beatrice Goldoni, Laureata in Filosofia
Manuel Cecchinato, Docente di Filosofia Liceo "Franchetti"
Presenta e coordina
Nadia Lucchesi, Docente di Filosofia Liceo "Franchetti"
Hannah Arendt. Nasce il 14 ottobre 1906 a Hannover da una famiglia ebrea benestante e si forma negli anni Venti tra Berlino, Marburgo, Friburgo e Heidelberg con maestri quali Husserl, Jaspers, il teologo Bultmann e Heidegger, di cui si innamora.
Nel '29 si laurea con una tesi sul concetto d'amore in Agostino e si sposa nel '30 con Guenther Stern, col quale compone un saggio su Rilke; nel '32 ultima il suo libro su Rahel Varnhagen, intellettuale ebrea vissuta a Berlino tra fine '700 e inizi '800.
Nel '33, costretta alla fuga dall'ascesa al potere di Hitler, la Arendt ripara in Francia, dove lavora in un'organizzazione ebraica, continua la sua attività di studiosa e si sposa nuovamente nel '40 con Heinrich Bluecher. Dopo essere stata internata al Velodrome d'hiver di Parigi e poi nel campo di Gurs nella Francia non occupata, riesce a raggiungere il Portogallo e, di là, gli Stati Uniti. In America scrive per riviste ebraiche, tiene conferenze e insegna in diverse Università, mentre riflette sull'esperienza tragica del totalitarismo e dell'antisemitismo.
Tra il '48 e il '49, con alcune visite in Europa , Hannah riprende i contatti con Heidegger e Jaspers.
Nel '51 esce Le origini del totalitarismo, in cui il fenomeno viene visto come risultante dell'antisemitismo e dell'imperialismo, con caratteri comuni sia nella Germania nazista che nell'Unione sovietica staliniana..
Nel '58 viene pubblicata Vita activa: l'agire, come fatto in cui si esprimono e si depositano i problemi irrisolti dell'epoca moderna, diventa il centro del pensiero arendtiano. Riattivando la distinzione tra lavoro, opera e azione, La Arendt cerca di ricostruire lo schema della storia e della politica moderna, culminante nel totalitarismo e nella bomba atomica. L'intento preciso è quello di rovesciare il modello di azione che ha trionfato nell'epoca moderna e affermare che l'eroismo e la responsabilità ( come la libertà, l'innovazione, il dire no ) sono sempre possibili, a condizione che si adotti un riferimento che non sia né quello della sopravvivenza o della preservazione della vita quotidiana né quello del salvarsi l'anima, proprio sia delle religioni che delle escatologie rivoluzionarie.
L'epoca moderna ha attribuito sempre maggiore importanza al lavoro e all'opera, mentre l'azione non dà affidamento, non garantisce durata come il "fare" e fabbricare oggetti, né dà senso alla vita umana. Chi agisce è attore, non autore dell'atto, perché non controlla il processo che ha iniziato. L'azione è la sola attività che mette a contatto diretto gli esseri umani senza la mediazione di cose materiali e corrisponde alla condizione umana della pluralità, al fatto che gli uomini e le donne, non l'Uomo, vivono sulla terra e abitano il mondo.
Scopo di Hannah Arendt è non solo riaffermare l'articolazione interna alla sfera della prassi, ma anche negare la tradizionale superiorità attribuita alla vita contemplativa. Essa è infatti essenzialmente rivolta al passato, alla rammemorazione, ed è solitaria, occupando uno spazio de-sensibilizzato, un "non luogo" pieno di oggetti astratti; la vita attiva è rivolta al futuro, tratta di progetti e dà inizio a qualcosa di nuovo.
Il mondo moderno non ha capito il valore dell'azione e nemmeno Marx, che Hannah Arendt critica duramente, ha salvaguardato la libertà e la preziosità della sfera politica, poiché ha indicato l'essenza dell'individuo nell'animal laborans, il cui unico scopo è la sopravvivenza, capace solo di pensare in funzione puramente strumentale.
Le terribili conseguenze di questa assenza di pensiero si colgono nella vicenda di Eichmann, il cui processo la Arendt seguì e commentò, suscitando aspre polemiche, ne La banalità del male, pubblicato nel '63.
Sempre nello stesso anno, Hannah Arendt, sollecitata dalla direzione che il movimento studentesco americano sembrava prendere, allontanandosi dalle prime posizioni pacifiste e non violente, e stimolata dalla ripresa degli studi su Rosa Luxembourg, si impegna in una interessante riflessione Sulla rivoluzione. Questo testo diventò pochi anni dopo uno dei più letti e discussi nei campus universitari, poiché in esso la Arendt, mettendo a confronto la rivoluzione americana con tutte quelle che la seguirono fino al Novecento, ne mette in rilievo i caratteri libertari e democratici.
L'ultima fatica di Hannah Arendt ,La Vita della mente, è. coerentemente con le questioni che ella stessa aveva sollevato, un'analisi sulle caratteristiche del pensiero, sulla sua peculiarità, sulla necessità di farlo interagire strettamente con l'agire, se si vogliono evitare gli errori drammatici del passato. Come la vita attiva, anche la vita della mente si articola in tre attività: pensare, volere e giudicare, tutte autonome l'una dall'altra e tutte invisibili. In questo modo esse si avvicinano alla condizione della morte e tuttavia, poiché esse si servono della parola e del linguaggio, è attraverso questi ponti che esse mantengono un collegamento col mondo delle apparenze. E' in particolare la metafora che svolge questo ruolo e che consente alla mente di far ritorno al mondo della visibilità per illuminare ciò che non si può vedere ma può essere detto. In questo modo la Arendt supera la tradizionale opposizione fra mondo sensibile e intelligibile e, attraverso un collegamento tra le attività della mente e il tempo, coniuga il pensare al presente, il volere al futuro e il giudicare al passato.
La volontà, segno della libertà, fu una scoperta del mondo cristiano e ad essa è particolarmente interessata la Arendt, poiché essa consente di concepire l'azione come qualcosa di nuovo.
Tra il mondo del pensare e quello del volere si può istituire una sintesi nel giudizio, la facoltà, analizzata da Kant nella sua ultima critica, che ci consente di concatenare universale e particolare, libertà e necessità.
Hannah Arendt muore nel 1975, mentre sta scrivendo la parte conclusiva della Vita della mente, che ha il suo logico seguito nelle lezioni sulla Teoria del giudizio politico.
Scheda a cura di Nadia Lucchesi
Bibliografia
Suoi testi
La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme, 3. ed. Milano, Feltrinelli,1993
Che cos'è la filosofia dell'esistenza?, introduzione a cura di Sante Maletta, 1. ed. italiana. Milano, Jaca Book, 1998 (stampa 2002)
La disobbedienza civile e altri saggi. Milano, Giuffrè, 1985
Ebraismo e modernità, 1. ed. Milano, Unicopli, 1986
Il futuro alle spalle, a cura di Les Ritter Santini. Bologna, Il Mulino, c1981
L'immagine dell'inferno: scritti sul totalitarismo, a cura di Francesco Ristetti, 1. ed. Roma, Editori Riuniti, 2001
La lingua materna, a cura di Alessandro Dal Lago. Milano, Mimesis, c1993
Le origini del totalitarismo, 1. ed. Milano, Bompiani, 1978
Il pescatore di Perle:Walter Benjamin 1892-1940, 1. ed. Milano, Mondadori, 1993
Politica e menzogna, con un saggio di Paolo Flores d'Arcais. Milano, Sugarco, c1985
Rahel Varnhagen: storia di un' ebrea, a cura di Lea Ritter Santini, 1. ed. Milano, Il Saggiatore, 1988
Ritorno in Germania, introduzione di Angelo Bolaffi, traduzione di Pierpaolo Ciccarelli. Roma, Donzelli, c1996
Sulla rivoluzione, con una nota di Renato Zorzi. Milano, Edizioni di Comunità, c1983
Sulla violenza, trad. di Savino D'Amico. Parma, Guanda, c1996
Teoria del giudizio politico: lezioni sulla filosofia politica di Kant, con un saggio interpretativo di Ronald Beiner. Genova, Il Melangolo, c1990
Tra passato e futuro, introduzione di Alessandro Dal Lago. Milano, Garzanti, 1991
Vita activa: la condizione umana, introduzione di Alessandro Dal Lago, 2. ed. Milano, Boringhieri, c1989
La vita della mente. Bologna, Il Mulino, c1987
Hannah Arendt, Jaspers Karl. Carteggio 1926- 1969: filosofia e politica, a cura di Alessandro Dal Lago, 1. ed. Milano, Feltrinelli, 1989
Hanna Arendt, Martin Heidegger:. Lettere 1925-1975 e altre testimonianze,
edizione italiana a cura di Massimo Botola. Torino, Edizioni Comunità. c2001
Su di lei
Hannah Arendt: percorsi di ricerca tra passato e futuro, 1075-2005, a cura di Margarete Durst e Aldo Meccariello. Firenze, Giuntina, c2006
Boella, Laura - Hannah Arendt: agire politicamente, pensare politicamente. Milano, Feltrinelli, 1995
Cedronio, Marina - La democrazia in pericolo: politica e storia nel pensiero di Hannah Arendt. Milano, Il Mulino, c1994
Ettinger, Elzbieta - Hannah Arendt e Martin Heidegger: una storia d'amore. Milano, Garzanti, 1996
Flores d'Arcais, Paolo - Hanna Arendt: esistenza e libertà. Roma, Donzelli, c1995
Forti, Simona - Vita della mente e tempo della polis: Hannah Arendt tra filosofia e politica, 2. e. Milano, F. Angeli, 1996
Friedmann, Friedrich G. - Hanna Arendt: un'ebrea tedesca nell'era del totalitarismo, a cura di Antonio G. Saluzzi. Firenze, Giuntina, c2001
Kristeva, Julia - Hannah Arendt: la vita, le parole, traduzione di Monica Guerra. Roma, Donzelli, 2005
Parri, Rosaria - Mondo comune: spazio pubblico e libertà in Hanna Arendt, 1. ed. Pisa, Il Grandevetro; Milano, Jaca Book, 2003
La pluralità irrappresentabile: il pensiero politico di Hannah Arendt, a cura di Roberto Esposito. Napoli, Urbino, Istituto italiano per gli studi filosofici, Quattro venti, c1987
Prinz, Alois - Professione filosofa: vita di Hannah Arendt, traduzione di Marta Donzelli e Andrea Mecacci. Roma, Donzelli, 1999
Young-Bruehl, Elisabeth - Hanna Arendt 1906-1975: per amore del mondo. Torino, Bollati Boringhieri, c1990
I libri sono disponibili presso la Biblioteca Centro Donna