Quadrato imperfetto
Quattro poetesse a Palazzo Grimani
La Settima Stanza in collaborazione con il Servizio Cittadinanza delle Donne e Culture delle differenze organizza quattro incontri con altrettante poetesse, a Palazzo Grimani - Venezia.
Quadrato Imperfetto:
10 ottobre ore 17.00
Giulia Niccolai
8 novembre ore 17.00
Patrizia Gioia
22 novembre ore 17.00
Fiammetta Giugni
5 dicembre ore 17.00
Roberta Dapunt
info e prenotazioni: 041-2411507
Patrizia Gioia. Patrizia Gioia, nata a Milano, è poetessa, artista e designer. La sua scrittura poetica è ricerca tesa all'incontro con l'alterità, con una particolare attenzione all'analisi del profondo e al pensiero simbolico nell'esperienza mistico-religiosa al crocevia tra occidente e oriente.
Appassionata del pensiero di H.Hesse e di Jung, da anni è impegnata nella diffusione del pensiero del mistico cristiano-induista Raimon Panikkar di cui è stata discepola.
Dal 2000, dirige a Milano " Spazio-Studio", luogo di incontro e confronto per progetti poetici, interculturali e interreligiosi.
Tra i suoi libri di poesia:
Inutile fare trasloco ( MIlano 1985)
Parole di Passaggio ( MIlano 2004)
Tita su una gamba sola ( Milano 2012), presentato nel dicembre 2012 anche a Venezia, su invito de " La Settima Stanza".
Fiammetta Giugni. Fiammetta Giugni è nata a Sondrio dove vive e svolge la professione di medico veterinario.
I suoi più importanti libri di poesia sono:
Logotelia, Sondrio, L'officina del libro,2000.
Carmina flammulae, CFR editore,2011
Per un'architettura del sé, CFR editore, 2013
La sua poesia sul piano tematico si connota per una tesissima ricerca di interlocuzione con gli altri, tutti, dagli animali che aiuta a nascere all'Altro per antonomasia che occupa molta della sua pratica di ascolto meditativo e di trasposizione poetica, aiutandosi con le allegorie che il suo stesso paesaggio nativo, arduo e sassoso, le impresta e le suggerisce.
Dal punto di vista linguistico, la sua è una ricerca interessantissima, perché contamina la nostra lingua con affascinanti derivazioni del suo dialetto, secondo una pratica di cui Zanzotto e Testori di sicuro sono suoi maestri, del volgare medioevale e di lessico direttamente trasferito dai testi latini.
La consapevolezza della pietà, della cura del mondo sono capisaldi del suo sentire e creare.
Giulia Niccolai. Giulia Niccolai è nata a Milano nel 1934 dove vive e lavora. Negli anni Settanta ha fondato e diretto con Adriano Spatola la rivista di poesia “Tam Tam”. Nel 1985 ha incontrato il Buddismo tibetano. Opere principali: Il grande angolo (Feltrinelli, 1966), Harry’s Bar e altre poesie, 1969-1980 (Feltrinelli, 1981), Frisbees (poesie da lanciare) (Campanotto, 1994 - Premio Feronia 1995), Esoterico biliardo (Archinto, 2001), La misura del respiro (Anterem, 2002 - Premio speciale della giuria Lorenzo Montano), Le due sponde (Archinto, 2006), Poemi & Oggetti (antologia, Le Lettere, 2012), Frisbees della vecchiaia (Campanotto, 2012); Cos’è ‘poesia’ (edizioni del Verri, 2012). Le sue poesie sono comparse in diverse antologie e riviste italiane e straniere tra cui Orienti con 7 disegni di Carlo Cavallotti (Signum edizioni d’arte, 2003), Orienti (Fondazione Franco Beltrametti e Josef Weiss Edizioni, Svizzera 2004), Ancora orienti (il sagittario, 2004), Una lettera nella raccolta di autori vari Dieci in Paura, a cura di Maria Nadotti, (Epoché, 2010).
Tra le quattro “meditazioni illimitate” del Buddhismo, vi è l’amore illimitato che dice: «Possano tutti gli esseri ottenere la straordinaria felicità degli esseri superiori (Arya)». Si tratta ovviamente di un pensiero e un sentimento che non esclude nessuno, l’opposto di un amore possessivo verso una sola o poche altre persone, le più prossime e care. Le altre tre meditazioni illimitate sono: equanimità, compassione, gioia, profondamente connesse tra loro.
Giulia Niccolai, protagonista della poesia italiana di ricerca sperimentale, è monaca tibetana dal 1990.
Roberta Dapunt. I versi di Roberta Dapunt si snodano tra angoscia e armonia. Da un lato c'è un percorso tormentato attorno a inquietudini religiose, preghiere che non placano, immagini di morte; dall'altro il senso di sacrale purezza che risiede nella terra, nei ritmi della natura, nella vita di montagna e nei suoi riti che legano insieme le persone, i loro gesti senza tempo, gli animali, il silenzio. Ne risulta un passo irregolare, febbrile e pacato insieme: una sapiente zoppia che permette di attraversare una realtà multiforme senza schematizzarla in moduli precostituiti e automatici.
Credo nelle anime sante,
nella loro indipendenza conquistata
sui sensi di una preghiera.
Credo nel lamento di un uomo in
agonia,
inaccessibile silenzio degli ultimi
istanti in una vita.
Credo nel lavaggio del suo corpo fermo,
nel suo vestito a festa e nell'incrocio
delle mani,
testimoni di un battesimo confidato