4. La progettazione del nuovo piano di zona
4.1. Obiettivi generali
L'esperienza del vecchio Piano di Zona, ci ha dimostrato che limitandosi a strumenti indiretti come lo "zoning", non è possibile controllare l'assetto fisico e funzionale, né è possibile unificare i modi di edificazione delle singole parti degli insediamenti.
Il vecchio Piano di Zona si configurava infatti come un puro piano di coordinamento urbanistico, con i contenuti tipici di tali piani - la zonizzazione e le norme di attuazione - che non entrano in merito alle tipologie edilizie, cioè accettano quelle correntemente adottate.
I progetti edilizi successivi non corrispondevano così né alla domanda effettiva dell'utenza né alla particolarità del luogo, ma seguivano di volta in volta la logica economica e di convenienza dei singoli operatori a cui venivano assegnate le aree. Il risultato di tale operazione è stato uno scoordinamento sia urbanistico che sociale tra le diverse parti dei nuovi insediamenti, determinato dalla casualità dell'associarsi delle diverse costruzioni e della quantità di servizi previste dagli standard.
Il controllo puramente quantitativo delle diverse destinazioni funzionali non è oggi congruente con la crescita qualitativa della domanda sociale registrata nell'ultimo decennio, che si esprime nella richiesta di un maggiore controllo delle qualità morfologiche e tipologiche degli insediamenti di urbanizzazione pubblica.
Inoltre questi ultimi possono essere occasione di riqualificazione di intere parti di città, veri e propri elementi strategici di trasformazione qualitativa di essa, così come fino ad oggi è venuta configurandosi dietro le spinte di interesse settoriali e speculativi.
Dal processo di urbanizzazione sopra descritto venivano quindi esclusi i veri destinatari del P.E.E.P., cioè gli utenti i quali si trovano costretti ad accettare scelte tipologiche ed insediative precostituite.
Per ovviare a questa carenza e rendere più partecipato il momento della pianificazione, bisogna rovesciare il modo tradizionale di formazione dei nuovi insediamenti P.E.E.P.: bisogna cioè partire dalla unificazione del progetto urbanistico con la scala edilizia, e quindi diventa centrale la scelta tipologica e morfologia dell'insediamento.
4.2. I principi informatori del progetto di piano
Sul piano generale la filosofia che informa il piano si può far risalire alle tematiche che insistono sui concetti di luogo, di contesto, di modificazione, di relazione fra l'intervento e le condizioni del contorno. Queste tematiche d'altra parte tendono a ricostruire un colloquio tra disciplina urbanistica e il progetto di architettura, che la prassi burocratica corrente, con un'ottica attenta puramente agli aspetti procedurali della strumentazione urbanistica, ha contribuito in maniera notevole a separare, recando un danno non calcolabile nella costruzione della città.
Considerato inoltre che la destinazione e la consistenza dei nuclei non configurano i nuovi interventi come autosufficienti, ma mettono in atto un'operazione di "cuci e scuci" su un tessuto residenziale slabbrato, privo di connotati urbani propri, si può affermare che la finalità di questo piano non è quella di inseguire un ordine astratto ma quella di interagire con il luogo ed il contesto, nella modificazione in positivo dello stato di fatto.
Se questa è la cornice su cui si muove il progetto, le categorie della soglia e del limite diventano i capisaldi di un processo di trasformazione del territorio per addivenire ad un radicamento dei nuovi insediamenti che sappia coniugare il nuovo con l'esistente.
Più precisamente è stato deciso di fondare il progetto di piano attuativo su modalità di intervento capaci di accettare le fluttuazioni del mercato e di consentire una forte variazione degli elementi durante la fase di realizzazione. Ciò ha trovato forma di uno strumento che si basa da un lato sulla definizione di una serie elementi invarianti che costituiscono la struttura di base del progetto, e che corrispondono alle parti di realizzazione e/o destinazione pubblica, e dall'altro su un sistema di regole edilizie nelle parti realizzate dagli operatori privati, in grado di consentire una gran quantità di configurazioni e quindi di rispondere al mutare delle esigenze e alle variazioni in corso d'opera. Spazi collettivi e spazi individuali ne risultano chiaramente delineati.
Per quanto riguarda la definizione formale degli spazi collettivi, il dispositivo predisposto suggerisce un disegno d'assieme ed una serie di soluzioni specifiche, non limitandosi a soddisfare solo le richieste quantitative degli standard urbanistici, bensì approfondendo i caratteri delle diverse superfici del suolo, fino al tipo e ai modi della piantumazione.
La residenza privata è invece lasciata libera di organizzarsi in maniera indipendente all'interno dei recinti dei lotti, consentendo di soddisfare la domanda abitativa espressa di volta in volta dal mercato.
In sintesi, la struttura delle costanti del progetto si basa sulla definizione di tre elementi di base:
- gli spazi aperti che danno qualità e valore all'edificato e gerarchizzano l'insieme delle isole di intervento privato;
- la definizione dei recinti dei lotti entro i quali interverranno i privati;
- la gerarchizzazione della viabilità.
Il progetto impone, oltre a questi elementi formali, anche quella che dovrà essere la mappa delle attività che troveranno posto al sito. La distinzione funzionale, prevede un'omogenea ripartizione della residenza su tutte le aree di intervento, così da assicurare un'intensa animazione anche in questo settore marginale della periferia mestrina.
All'interno delle zone residenziali si inseriscono fronti commerciali in continuità con i percorsi di collegamento verso i principali elementi di attrazione esterni ed interni alle aree dei nuclei.
4.3. Le tipologie edilizie
Al fine di rendere più articolata l'offerta di abitazioni e rispondere alle diverse contingenze, sia temporali che localizzative, con le più opportune configurazioni residenziali il progetto di piano norma gli interventi privati all'interno dei lotti definiti dalla struttura dell'impianto morfologico.
Il piano contempla diversi tipi edilizi quali l'edificazione in linea, a blocco, a schiera e a patio, definiti in relazione alle scelte generali di progetto, alla posizione occupata rispetto all'insieme dell'insediamento, alla relazione con il contesto ed alla diversificazione della domanda sociale dell'alloggio.
Le tipologie in linea ed a blocco hanno un'altezza massima di ml. 12,50, corrispondenti a quattro piani fuoriterra, e la loro organizzazione distributiva è demandata al progetto edilizio, con la più ampia libertà compositiva. Qualora, in queste tipologie, al piano terra siano previsti negozi, il fronte dell'edificio sarà porticato.
La casa a schiera, si sviluppa per un'altezza di ml. 9,50 corrispondente a tre piani fuori terra comprensivi di autorimesse e annessi alla residenza. Al fine di soddisfare la domanda sociale riguardo allo sdoppiamento dei nuclei familiari, inteso come rapporto di vicinanza tra genitori anziani e figli, in alcuni lotti, è consentita la possibilità di realizzare, oltreché l'abitazione principale, un alloggio minimo per due persone con giardino comune a forma di patio, nel rispetto sia dell'ingombro massimo della edificazione che delle volumetrie di piano. Detto alloggio minimo dovrà essere concepito come un'articolazione della stessa unità immobiliare all'interno del complesso edilizio di riferimento e potrà essere adibito a tutte le destinazioni compatibili con la residenza dalle norme di attuazione del piano.
La casa a patio si configura come una variante tipologica della casa a schiera in grado di soddisfare le esigenze dei disabili.
4.4. La viabilità
Il progetto di piano, nelle tavole della serie P, prevede i tracciati e le sezioni della viabilità meccanica di superficie e i tracciati dei percorsi pedonali e ciclabili. La viabilità si suddivide:
- viabilità urbana principale con funzioni di collegamento di quartiere e come dorsale infrastruttura dei nuovi insediamenti P.E.E.P.;
- viabilità urbana secondaria, di completamento della rete stradale delle aree abitative e perimetrazione dei settori urbani;
- viabilità locale principale, con funzione di distribuzione e penetrazione nelle aree residenziali;
- viabilità locale secondaria, per l'accesso ai singoli lotti edificabili;
- le corti residenziali.
Uno degli obiettivi del Piano nella definizione delle caratteristiche fisiche e funzionali della viabilità è quello dell'integrazione urbanistica della strada con il tessuto residenziale secondo i seguenti principi:
- aumento dello spazio laterale destinato ai pedoni, in modo da migliorare le funzioni locali e le relazioni sociali;
- ricucitura del tessuto urbano, attraverso il parziale superamento dell' "effetto barriera", con la diversificazione della pavimentazione in corrispondenza degli attraversamenti pedonali;
- miglioramento della qualità ambientale della strada attraverso una cospicua introduzione di spazi verdi (aiuole con filari d'alberi).
Filari d'alberi, di norma, contermineranno le carreggiate della viabilità urbana, a protezione delle piste ciclabili e dei percorsi pedonali, in maniera da formare dei veri e propri viali cittadini alberati.
Inoltre nei punti di innesto, tra la viabilità di distribuzione residenziale e la viabilità principale di collegamento urbano, si è voluto privilegiare la percorrenza pedonale con soluzioni di continuità della pavimentazione asfaltico-bituminosa e lieve variazione di livello.
Per le strade locali di servizio alla residenza e per le corti residenziali, è prevista la stessa quota dei percorsi pedonali, e per tali strade potranno essere applicati i principi del "woonerf" olandese.