Essenziale e allo stesso tempo immediato, "Umano” è il titolo traslitterato in caratteri latini dall'arabo che adorna la seconda fatica di Emel Mathlouthi, straordinaria esule tunisina di stanza a New York, è un'indicazione perfetta del tema principale non soltanto del disco, ma più in generale della musica di un'artista interessata a raccontare cos'è che ci rende essere umani, e cosa invece ci allontana da quel sentimento di umanità in realtà comune a tutto il mondo. Non è soltanto questione di militanza: se è vero che sin da prima della pubblicazione di Kelmti Horra (traducibile con "la mia parola è libera") i testi delle sue canzoni erano contraddistinti da tematiche scomode e da un viscerale sentimento di protesta (fatto che ne ha impedito la diffusione ufficiale in madrepatria), vi è comunque un senso di compartecipazione alle vicende esposte capace di trascendere la pur fondamentale dimensione politica, per elevarsi a grido universale, a chiamata che trascende questo o quel particolare contesto. In questo senso, Ensen è il perfezionamento, lirico quanto strettamente musicale, della splendida formula introdotta cinque anni fa ai tempi del debutto, riuscito tentativo di sposare ai suoni e alle tradizioni della sua terra un approccio da songwriter folk "occidentale" con una produzione dai fascinosi ricami elettronici. Con slanci testuali ormai pressoché privi di riferimenti a situazioni specifiche (e anche per questo facilmente adattabili all'occorrenza) e con una visione artistica maturata sotto ogni aspetto, la musica di Mathlouthi strappa già al secondo disco la prova della carriera.
Ingresso: intero euro 10 - ridotto euro 7– ridotto speciale per i giovani fino a 29 anni (posti limitati) euro 3