Enrico Vanzina
Lunedì, 19 Dicembre, 2022
IL MITO DI VENEZIA, TRA NOIR E STORIA
Dialoga con Marilisa Capuano
Un talento eclettico, un’immaginazione fervida e una scrittura avvincente fanno dei libri di Enrico Vanzina una sorpresa che ogni volta si rinnova.
Suo padre, Steno, era un regista, così come suo fratello Carlo. Lui, invece, fa lo sceneggiatore. Ha scritto circa cento film, alcuni famosissimi. Ha vinto il Nastro d’argento, la Grolla d’oro, il Premio De Sica e il Premio Flaiano. Ma il cinema e la tv non sono la sua unica occupazione.
Ha collaborato con il Corriere della Sera e scrive ogni settimana su Il Messaggero. Ha pubblicato diversi libri, tra cui Il gigante sfregiato (Newton Compton, 2013), suo primo romanzo giallo, Le finte bionde, Una famiglia italiana (Mondadori), Colazione da Bulgari (Salerno Editrice), La sera a Roma (Mondadori 2018), Mio fratello Carlo (HarperCollins Italia, 2019).
Ora, dopo avere raccontato Roma e Milano, chiude la sua trilogia noir dedicata alle città italiane con Il cadavere del Canal Grande (HarperCollins Italia, 2022), ambientato in una Venezia settecentesca tra canali e atmosfere brumose e inquiete, con sullo sfondo gli affreschi di Giambattista Tiepolo e le incursioni di Giacomo Casanova. Giocando con questi e altri miti del Settecento, contaminando I tre moschettieri con Le relazioni pericolose, La locandiera di Goldoni con Kill Bill di Tarantino, Il cadavere del Canal Grande è un romanzo storico sorprendente, con un meccanismo giallo perfetto, personaggi indimenticabili a partire dalla protagonista femminile, colpi di scena che lasciano a bocca aperta, tra avventure, delitti e donne sensuali.
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