Federica Manzon - 28 gennaio
Incontro con Federica Manzon, Premio Campiello 2024. Intervista di Mara Gergolet, inviata Corriere della Sera
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Tu non sai niente. Su queste parole viaggia, come una trama in cui si inscrivono i destini dei personaggi, l’ultimo romanzo della scrittrice Federica Manzon, Alma (Feltrinelli), insignito del Premio Campiello 2024.
Un viaggio a ritroso nel passato e nelle geografie personali e dell’anima, che la protagonista, Alma, compie nella città di origine, Trieste, porta dell’est.
Un romanzo potente, nel quale i figli della città — da Bobi Bazlen a Franco Basaglia — sfilano attraverso citazioni o diventano addirittura personaggi in carne e ossa. Trieste come un osservatorio dal quale, con distacco ed estraneità ‘genetica’ ma con la partecipazione intima delle genti di confine, si osservano gli accadimenti nel tempo drammatici che si susseguono nella ex Jugoslavia.
Trieste, tuttavia - e nel 2025 innanzitutto la vicina Gorizia, la piccola ‘Berlino italiana’, con Nova Gorica capitale europea della Cultura – è oggi più che mai avamposto di una visione della frontiera che si aggiorna e ritrova una rinnovata centralità. Il confine della Cortina di ferro, il crocevia di un nordest mitteleuropeo, è oggi il ponte verso la nuova Europa ma anche verso l’Europa in guerra, in un’idea di confine che dimostra l’arbitrarietà di ogni precisa definizione, perché tutto continuamente evolve, sotto i nostri occhi ma anche dentro di noi.