Festival Galuppi 2017 - Presentazione

L’edizione del 2017 de I luoghi di Baldassare celebra la Scuola veneziana nel modo più consono e più elevato, attraverso l’esecuzione di alcuni suoi capolavori assoluti; a questo ricco repertorio viene sagacemente unito anche uno sguardo penetrante sul classicismo viennese, sconfinando apertamente nel romanticismo con la musica di Robert Schumann; e questo ampio programma è introdotto da una generosa carrellata sulla canzone d’autore italiana lungo circa mezzo secolo di vita. Quasi fosse un ‘festival diffuso’, tutta la città ha potuto godere in questi oramai lunghi anni della riscoperta e della riappropriazione di molti spazi tradizionalmente dedicati magari ad altre attività, ma che assumono un significato più ricco e più completo nel loro curioso contatto con l’ambiente musicale: terrazze, giardini più o meno noti e persino fortificazioni militari si sono aggiunti ai più tradizionali luoghi concertistici, chiese e sale teatrali: quest’anno, nel segno della novità (per il luogo) e anche della continuità (in questa curiosa ricerca), sarà lo squero di San Trovaso a tenere a battesimo la ventitreesima edizione del festival. Abituati ai raffinati interventi degli squeraroli e alla creazione di vere e proprie opere d’arte, quest’anno l’ambiente ospiterà un sapido excursus su oltre cinquant’anni di storia della canzone d’autore. Chi tra noi ha qualche anno di più e una frequentazione ‘antica’ con il conservatorio sa bene come l’ambito musicale ‘leggero’ (e uso apposta le virgolette) era visto in maniera sempre critica, spesso ostile. Ci sono voluti anni e anni di presenze, di frequentazioni, di contaminazioni per aprire le porte ad un repertorio che esulava da quello tradizionalmente legato a quei due secoli pure di grandissima musica e alla comprensione di quei valori che anche un genere apparentemente dimesso (e comunque per molto tempo largamente predominante sotto il profilo commerciale, o forse proprio per questo…) porta inevitabilmente con sé.
 
Ma il segno più profondo quest’anno è dato dalla presenza dell’anniversario – 450 anni dalla nascita – di quello che è stato uno dei più grandi compositori dell’intera storia della musica, Claudio Monteverdi: nato a Cremona, a lungo impegnato a Mantova e quindi trasferitosi a Venezia dove impersona al massimo livello la storia della musica veneziana. Vero e proprio funzionario di stato, in quanto direttore della Cappella Ducale di San Marco, primo grande genio di quell’opera che proprio a Venezia e proprio con lui decolla anche nella sua veste pubblica, trascorre a San Marco trent’anni di indefessa attività, passando indenne attraverso il flagello della peste celebrata da Alessandro Manzoni e che mieterà nella sola città ben oltre quarantamila vittime; e autore delle musiche scritte proprio per la inaugurazione del nuovo tempio della Salute, che i veneziani puntualmente erigono a soddisfare il voto pronunciato e che si va ad aggiungere al tempio del Santissimo Redentore. Del grande compositore è il concerto di chiusura, tenuto in quella chiesa di San Marco nella quale trascorse trent’anni, con il mirabile Vespro della Beata Vergine, affidato alla Venice Monteverdi Academy sotto la guida di Roberto Zarpellon, a concludere e suggellare il festival. Ma già pochi giorni prima, questa volta nella Scuola Grande di San Rocco, ecco altri brani monteverdiani (la Messa terza a cappella e il Cantate Domino) che incorniciano il Sanctus e il Gloria di Andrea Gabrieli, illustre predecessore di Monteverdi, questa volta affidato alle capaci mani di Pierdino Tisato.
 
Due sono gli appuntamenti interamente dedicati al Settecento veneziano e affidati ai Virtuosi Veneti: il primo – a San Rocco – propone musiche di Vivaldi, Torelli, Albinoni e Galuppi: sono tutti concerti per strumenti a fiato, e accanto al magnifico concerto per oboe in re minore di Albinoni e a quello per flauto e oboe di Vivaldi spiccano i concerti per tromba (o due trombe) di Torelli e di Vivaldi. La presenza del musicista eponimo è invece affidata all’ambiente sacro con il Dixit Dominus, grazie alla presenza dei Cantori Veneziani e del soprano Floriana Fornelli. Il secondo concerto della stessa compagine strumentale, questa volta alle Apollinee della Fenice, vede invece una maggiore presenza del Buranello, del quale vengono eseguiti ben quattro brani, una sonata a quattro e tre concerti, completando la serata con il concerto per due corni di Vivaldi e quello per mandolino del medesimo compositore. Ma il Prete Rosso è anche beneficiario di un concerto interamente a lui dedicato: Viva Vivaldi, pagine rare echi e stravaganze dall’opera di Antonio Vivaldi, come recita l’allettante titolo. E davvero si tratta di brani di notevole interesse, con il prezioso cammeo aggiunto da Luciana Serra, che interviene nella serata sia con un’aria tratta dalla Fida Ninfa, sia con il Gloria Patri, la dossologia minore che conclude ovviamente anche il salmo Laudate pueri.
 
Il legame tra la scuola veneziana e il classicismo viennese è assicurato dalla figura di Andrea Lucchesi, notevole musicista in larga parte dimenticato e recentemente rivalutato anche per i contatti che ebbe appunto con la grande tradizione d’oltralpe. Ecco quindi due sue sinfonie aprire il bel programma nel quale appaiono anche la sinfonia n. 49 di Haydn e un concerto per pianoforte di Mozart. Al grande compositore salisburghese è peraltro riservata la serata, anch’essa a San Rocco, dedicata alla ripresa del Requiem diretto da Pierdino Tisato, alla guida del suo coro polifonico di Giavenale. Straordinario poi è il concerto dedicato a Mozart (con il trio per clarinetto, viola e pianoforte) e al più puro dei compositori romantici, Robert Schumann. Alle Sale Apollinee della Fenice Vincenzo Paci, Giancarlo Di Vacri e Massimo Somenzi condivideranno con il pubblico la Phantasiestücke op. 73 per clarinetto e pianoforte, la Märchenbilder op. 113 per viola e pianoforte e la Märchenerzählungen op. 132 per clarinetto, viola e pianoforte di Schumann, riservando al grande salisburghese il Trio in mi bemolle maggiore KV 498 per clarinetto, viola e pianoforte conclusivo.
 
prof. Franco Rossi
Musicologo e Direttore del Conservatorio di Venezia
Ultimo aggiornamento: 05/09/2017 ore 11:02