I'M A CAMERA – GLI OCCHI DI VIVIAN MAIER
Venerdì, 19 Gennaio, 2018
Vivian Maier (1926-2009) fotografa americana è il caso degli ultimi anni più eclatante di fama postuma. Bambinaia dalla vita enigmatica quando morì lasciò circa 150.000 foto che nessuno vide mai, per la maggior parte delle quali nemmeno lei. La testarda curiosità di un ragazzo che la scopri quasi "casualmente" la portò alla ribalta del mondo. Una ricerca da investigatore durata diversi anni e basata su vaghissime indicazioni di partenza, scontrini, ricevute, poche testimonianze di una vita vissuta in un anonimato maniacale.
Le sue foto scattate in strada sono di una forza impressionante, formalmente perfette e sicure, uno spaccato su più di mezzo secolo americano e francese, dense di una carica di umanità ed effettuate con una grande comprensione ed empatia.
Due secoli che si incontrano tracciando una scia di contemporaneità legata da opposti e similitudini che ancora non hanno finito di generare domande non solo sulla fotografia ma anche sulla vita stessa. La scelta, la ritrosia, il restare nascosti, le capacità. L'obbligo o meno di far vedere il proprio mondo, svelare la propria intimità in un mondo dominato da immagini usa e getta, dalla tecnologia usata come spazzatura, dal non scegliere e appagarsi insieme a pochi "amici" convinti di stare facendo una profonda opera di trasformazione per sè e per il mondo.
E Vivian Maier se n'è andata con lo stesso vento che l'ha portata. Lasciandoci un rigore professionale, una ricerca profonda e una inaccessibilità esemplare.
Tutto si svolge su di un tempo asincronico e diagonale. Il tempo viene quasi annullato.
Si parla della storia di Vivian e di J. come di un passato che si rivela come presente.
Quattro i personaggi che raccontano la storia attraverso un solo attore e musicista. La scena è uno studio fotografico che si trasforma e diventa i grattacieli di New York e di Chicago e poi una enorme Rolleiflex. E' l'edicola della foto del marzo 1954 che, aprendosi, diventa il bagno della casa di Vivian trasformato in camera oscura, con appesi i negativi che prendono vita. Tutto è bidimensionale ed in bianco e nero, gli oggetti sono fotografie sagomate. Le immagini sono proiettate su di uno schermo rigorosamente in formato quadrato (le 6x6 della pellicola con cui scattava la Maier) in continua trasformazione.
Il progetto si avvale della collaborazione di un comitato scientifico/tecnico internazionale franco-italo-americano.
Spettacolo
Gli occhi di Vivian Maier – I’m a Camera
di Roberto Carlone e Caterina Cavallari
Roberto Carlone, attore
Hanno collaborato al progetto:
Jeffrey Goldstein curatore del materiale esistente di Vivian Maier
Françoise Perron, storica e presidente dell' Association Vivian Maier et le Champsaur
Elena Tubaro, consulente storica
Sara Munari, fotografa e docente di storia della fotografia
Auditorium quarto piano
Ingresso: intero 8 euro – ridotto 5 euro
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