Io Sono Teatro
Tutto è pronto per la nuova Stagione di Prosa 2018/19 del Teatro Toniolo, fedele alla fortunata consuetudine di coniugare l’eccellenza delle proposte a un’estesa varietà di temi, generi e registri di intrattenimento. Quindici gli spettacoli in cartellone da novembre ad aprile, un mix di classico e contemporaneo che affianca le nuove produzioni a quelle più recenti, già collaudate e fortemente apprezzate nei maggiori teatri d'Italia.
La bussola delle scelte, anche quest'anno, segue una rotta composita, a toccare i punti più vitali della creatività teatrale odierna, fra testi classici, rivisitazioni e nuove scritture per la scena.
Apre i giochi il Teatro Stabile di Catania, con Michele Placido e la sua personale lettura de I sei personaggi in cerca d’autore (7-11 novembre); giunto alla sua terza regia pirandelliana, l’attore-regista ascolano, riservandosi sulla scena un ruolo da protagonista, si cimenta col più noto dei lavori del grande drammaturgo agrigentino. Notevole, nell’avventura ormai secolare del capolavoro di Pirandello, la propensione dei sei personaggi ad assorbire la crisi della soggettività che di volta in volta attraversa i tempi, qui risolta da Placido ripiegando altrove, in un metateatro pieno di suggestioni soprannaturali.
Risalendo il Novecento di circa tre decenni, eccoci di fronte a un altro gigante d’oltralpe, per il quale la “ricerca d’autore” svaria decisamente nella sfera dei crimini e delitti. La più famosa detective di Agatha Christie sale per la prima volta su un palcoscenico con la simpatia di Maria Amelia Monti, affiancata da Roberto Citran e Sabrina Scuccimarra, in Miss Marple – Giochi di Prestigio (21-25 novembre), adattamento teatrale di Edoardo Erba tratto dall’omonimo romanzo della grande scrittrice e drammaturga britannica, per la regia di Pierpaolo Sepe.
In Aeros (28 novembre) il cartellone del Toniolo ripropone la consueta sterzata nel “territorio di confine” fra teatro e danza; nato da un’idea originale di Antonio Gnecchi Ruscone, per le coreografie di Daniel Ezralow, David Parsons e Moses Pendleton, lo spettacolo vede protagonisti gli Atleti della Federazione di Ginnastica Rumena, in una creazione scenica composita e avvolgente, in cui si fondono humour, sensualità, sperimentazione e potenza fisica.
Sul versante novecentesco, restando oltre Manica fra le inquietudini di metà secolo, tocca poi a un classico; in The deep blue sea (12-16 dicembre) il drammaturgo londinese Terence Rattigan, fra i più importanti commediografi britannici del ‘900, dà vita a una grande storia d'amore e di passione, da cui la regia di Luca Zingaretti mira a estrarre spunti e implicazioni tutte contemporanee, coadiuvato dal talento di Luisa Ranieri.
Dopo 20 anni, Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia, la straordinaria coppia di Grease, torna a lavorare insieme per la prima volta in una commedia inedita. Scritto e messo in scena da Gabriele Pignotta, Non mi hai più detto “Ti amo” (16-20 gennaio) è un testo ironico e intelligente, cucito addosso ai due protagonisti che riattraversano sul palco, in un mix di passionale trasporto e realistico disincanto, il rapporto fra uomo e donna all’interno della famiglia, nelle sue infinite sfaccettature e contraddizioni.
Si prosegue con una vigorosa sterzata nel contemporaneo; Luca Barbareschi traduce e mette in scena, accanto a Lunetta Savino, l'ultimo testo dal drammaturgo statunitense David Mamet, composto nel 2016. Il Penitente (30-31 gennaio) è una tragedia moderna, il dilemma morale di uno psichiatra chiamato a testimoniare in aula a favore di un proprio paziente accusato di strage, dilaniato per questo da un devastante conflitto interiore.
Dallo scenario realistico di una crisi di coscienza, al regno inviolato del simbolo; l’adattamento del Don Chisciotte di Miguel de Cervantes (6-10 febbraio) firmato da Francesco Niccolini, che vede in scena Alessio Boni e Serra Yilmaz affiancati da Marcello Prayer, è una scommessa di rilettura ardita e affascinante. Insieme a Roberto Aldorasi che lo affianca in regia, Boni ha isolato dal testo seicentesco di 1400 pagine le parti utili a una riscrittura teatrale efficace e coerente, che si snoda in circa due ore di spettacolo.
Con il drammaturgo nostrano Gianni Clementi e il suo Le signorine (15-17 febbraio), raffinatissima commedia in agrodolce ambientata in una merceria di un vicolo di Napoli, si torna a respirare aria di casa. Isa Danieli e Giuliana De Sio, dirette da Pierpaolo Sepe, portano sulla scena una singolare coppia di zitelle rancorose, Rosaria e Addolorata, con il carattere aggressivo della prima a dominare la seconda senza scampo apparente, finché un inaspettato e drammatico episodio farà capovolgere i ruoli.
Intriso di stringente contemporaneità appare il lavoro successivo, un atto unico del ‘77 firmato dal drammaturgo francese Bernard-Marie Koltès, La notte poco prima delle foreste (19-24 febbraio); testo di cui Pierfrancesco Favino ha curato un originale adattamento teatrale per la regia di Lorenzo Gioielli, presentandone tra l’altro un significativo monologo durante l’ultimo Festival di San Remo. Koltès racconta una storia collettiva, attraverso i registri e le oscillazioni di un monologo straziante sui rapporti umani e le loro contraddizioni, fino a stanarne attrazioni e repulsioni, sensi di appartenenza e ragioni di estraneità.
Quando il teatro attraversa la storia per ridarle voce, gioca spesso con lo spazio e col tempo, plasmando sulla scena nuove lenti aggiuntive ed espedienti di rilettura; è il caso di Winston vs Churchill (27-28 febbraio), un testo di Carlo G. Gabardini che mostra lo statista inglese in una sorta di sospensione onirica, in cui l'intera sua esistenza è compresente e finisce per parlare all’oggi con grande precisione. Sotto la regia di Paola Rota e affiancato da Maria Roveran, Giuseppe Battiston prende di petto la figura di Churchill, la reinventa, indaga il mistero dell’uomo attraverso la magia del teatro, senza mai perdere il potente senso dell’ironia.
Talvolta la storia si intreccia col mito, e il mito in ogni epoca si rivela inesauribile serbatoio di suggestioni. Nel lavoro a quattro mani di Marco Paolini e Francesco Niccolini Nel tempo degli dei. Il calzolaio di Ulisse (6-10 marzo), per la regia di Gabriele Vacis, l’attore bellunese ripercorre le orme del famoso eroe greco, qui ridotto a calzolaio viandante che da dieci anni girovaga senza meta con un remo in spalla, secondo la profezia che il fantasma di Tiresia, l’indovino cieco, gli fa nel suo viaggio nell’aldilà, narrato nel X canto dell'Odissea.
Non mancano, anche in questa stagione, le occasioni per esplorare forme stimolanti di interazione fra codici espressivi differenti, specie ove l’esperienza di ricerca abbia dato corpo a spettacoli di grande impatto emotivo. È il caso della compagnia tedesca Familie Flöz, impegnata dal 1994 alla costante riscoperta di discipline secolari come il teatro di figura, il teatro di maschera, la danza, la clownerie, l’acrobazia, la magia e l’improvvisazione. Con il nuovo spettacolo Dr. Nest (13-14 marzo) la compagnia analizza l’enigmatica cartografia del cervello e le torbide profondità dell’animo umano, spalancando le porte di una casa di cura sui mondi bizzarri dei suoi abitanti e del personale che la gestisce.
Difficile, in una stagione che si rispetti, lasciare ai margini i giganti, sottrarsi al riaffiorare di nuove sensibilità per i testi ritenuti a ragione “immortali”. E nell’adattamento del Sogno di una notte di mezza estate (22-24 marzo) firmata da Massimiliano Bruno, mito, fiaba e quotidianità si intersecano continuamente all’interno di una originalissima rilettura del capolavoro shakespeariano, ricreate sulla scena dal talento di Stefano Fresi, Violante Placido e Paolo Ruffini.
Altro classico senza tempo, in virtù di un testo acuto e dissacrante come pochi, L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde (4-7 aprile) conserva una freschezza sorprendente, a dispetto del suo secolo abbondante di vita e di rappresentazioni in tutto il mondo, qui nella vivace e divertente lettura registica di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia per il Teatro dell’Elfo.
Sei invece sono gli anni di vita dell’acclamato lavoro di Lucia Calamaro, vincitore del premio UBU nel 2012 per la miglior drammaturgia. Si nota all’imbrunire (Solitudine da paese spopolato) (12-14 aprile) porta sulla scena, diretto dalla stessa autrice, un Silvio Orlando in stato di grazia, la cui maschera attraversa senza sconti una patologia specifica del nostro tempo, definita dalla socio-psicologia con l’ossimoro, solo apparente, di solitudine sociale.