La nostra storia
Cenni storici sulla Villa
Quando fu edificata, nella seconda metà del XVIII sec., Villa Erizzo si trovava ai margini dell’antico borgo della Rosa, su una proprietà che comprendeva le attuali via Cappuccina e via Piave, sui lati est ed ovest, e si estendeva a sud fino a lambire i Bottenighi (attuale
Marghera).
La villa venne probabilmente edificata sull’area di una precedente casa dominicale dotata di un piccolo oratorio, tutt’ora esistente, consacrato nel 1686 per volere di Andrea Erizzo. Di fronte alla villa vi era uno scoperto tenuto a prato con gelsi, viti e alberi da frutto.
Gli Erizzo, famiglia patrizia veneziana di origine istriana che diede anche un doge alla Serenissima, conservarono la proprietà dell’edificio e dei terreni annessi fino al 1826 quando vendettero l’intero complesso ai conti Bianchini.
Nel l’11 marzo 1782 Villa Erizzo accolse un illustre visitatore, Papa Pio VI, in viaggio per Vienna.
Dalla metà dell’Ottocento, con la costruzione della ferrovia prima (1842) e della stazione ferroviaria poi (1859), iniziò la progressiva cessione di ampie porzioni del fondo, fino alla totale distruzione dell’area verde compiuta nel secondo dopoguerra.
Nel 1869 il Comune espropriò l’area verde di fronte alla villa; negli anni venti del Novecento furono cedute le aree circostanti su cui sorsero le sedi delle Poste Centrali e della Telve, società che gestiva le comunicazioni telefoniche.
La villa nel 1938 fu acquistata dal conte Giuseppe Volpi di Misurata, fondatore e presidente della S.A.D.E. (Società Adriatica di Elettricità), per dare una sede prestigiosa agli uffici della propria azienda di distribuzione elettrica (Cellina). Nel 1938, l’originario corpo di fabbrica fu oggetto di un significativo ampliamento sul lato sud con inserimento della grande scala interna. L’originario salone di ingresso a doppia altezza, con ballatoio al secondo piano, fu snaturato demolendo il ballatoio e costruendo un solaio per ricavare i due locali sovrapposti che ancor oggi si vedono; vennero demolite le pareti dell’ingresso, sostituite da colonne, e gli affreschi che vi si trovavano furono trasferiti nel nuovo vano scala le cui proporzioni risultano illusionisticamente dilatate dalla raffigurazione a trompe-l’oeil di ampi giardini inquadrati da architetture aperte.
Successivamente, tra il 1950 e il 1960, fu costruito l’edifico a due piani all’angolo di via Querini, fu chiusa una porzione delle terrazze laterali per ricavarne alcuni locali e furono costruite nuove porzioni di edificio sul lato ovest, da adibire a uffici e magazzini. Alle spalle della villa rimane anche la foresteria, un tempo collegata all’edificio principale, anch’essa pesantemente rimaneggiata all’interno.
Nel 2008 la villa è stata acquistata dal Comune di Venezia e restaurata nell’ambito di un programma di riqualificazione del centro della città e di recupero degli edifici storici che maggiormente ne caratterizzano l’aspetto.
Prima della Villa...
La Biblioteca Civica di Mestre venne istituita il 14 novembre 1952. L'Amministrazione comunale aveva accolto la richiesta, accompagnata da pubblica sottoscrizione, di un Comitato cittadino formatosi nel dopoguerra, di cui il principale animatore fu il docente di letteratura inglese Serafino Riva.
Venne aperta al pubblico l'11 ottobre 1953 (una sala di 80 mq., quattro grandi tavoli, 32 posti a sedere nello storico edificio cinquecentesco della Provvederia, in via Palazzo 2, di fronte al Municipio) e organizzata secondo i criteri della public library anglosassone, di cui giungevano notizie anche in Italia all'indomani della Liberazione. Fin dall'inizio fu allestita una sezione dedicata alla tecnica e i libri, a disposizione del pubblico a scaffale aperto, furono classificati con il metodo della Classificazione Decimale Universale.
Alle finalità di una "biblioteca di tutti" prestò sempre attenzione la prima direttrice, la bibliotecaria Rosanna Saccardo, che scrive "La biblioteca è un'istituzione destinata a svilupparsi nel tempo lungo due direttive strettamente complementari: i servizi che rende ai cittadini e l'indice di gradimento manifestato dalla frequenza degli utenti. Questo processo non può avvenire che lentamente: una crescita sproporzionata della biblioteca non adeguata a quella della cultura dei cittadini ne farebbe un tempio senza fedeli".
A distanza di pochi anni fu però evidente che il problema dei fedeli senza tempio, dovuto alla loro "crescita sproporzionata", avrebbe pesantemente condizionato quello sviluppo lungo le due direttive menzionate. L'inadeguatezza della sede, poco più di un monolocale, dette ben presto l'opportunità ai mestrini di farsi non invidiato vanto della loro biblioteca se già nel '59 la direttrice scrive "La Biblioteca di Mestre può vantare un primato rispetto alle sue consorelle veneziane: il personale deve spesso avvertire che i posti sono esauriti. Così per prender posto, come al cinematografo o al ristorante, si deve aspettare l'avvicendamento".
Tra gli anni '60 e 70 la biblioteca diventa uno dei temi più scottanti del dibattito sociale e politico a Mestre, occasione di mobilitazione popolare e di "lotte" promosse dai giovani costituiti in Comitato. Ma è solo nell'ottobre del 1976, anche sotto la spinta di un'occupazione da parte degli studenti, che trova una sede più ampia in via Piave nello stabile resosi disponibile per la cessazione degli uffici del dazio. Sono 430 mq, con 70 posti a sedere che ben presto diventano pochi e ritorna ad apparire sulla porta il cartello: "posti esauriti".
Negli anni '80 un nuovo Comitato di utenti ripropone il "problema biblioteca". Viene individuata una nuova sede, un ex-opificio di una vetreria industriale in via Miranese, in attesa di trovare un'adeguata sistemazione per una struttura che di fatto è termometro della crescita culturale di una città e dei suoi abitanti e di questa crescita ne costituisce il cuore. Significativo lo slogan di quegli anni "Dove vai se la biblioteca non ce l'hai?". La nuova sede, sempre provvisoria, fu inaugurata nell'ottobre del 1994 quando ormai si disperava di vedere dei risultati e la stampa riservava alla biblioteca del "sior Intento" commenti amari. La Biblioteca inizia ad assumere, nella vita culturale della città, quel ruolo centrale che le è proprio. Lo permette lo spazio, circa 1900 mq, lo permettono gli investimenti rivolti soprattutto a fornire la struttura degli strumenti informatici e tecnologici idonei, lo permette il personale volonteroso e professionalmente preparato. Ma ancora una volta torna ad essere una "sede provvisoria". Quotidianamente ci si deve confrontare con problemi di spazio che costringono ad accentuare lo scarto delle pubblicazioni meno attuali, che condizionano il funzionamento della struttura di fronte alla necessità di aprire nuovi servizi sotto la pressione di sempre nuove richieste da parte dei lettori. Ma intanto, da qualche parte, c'era una villa che ci aspettava...