Metamorfosi femminile del dolore

Locandina "Metamorfosi femminile del dolore"
La narrazione del dolore nell'opera di Virginia Woolf, Frida Kahlo e Camille Claudel
Incontri e films
Aprile/maggio 2010

 in collaborazione con l'Associazione Metabolé e il Centro Donna
 Centro Culturale Candiani
 sala conferenze quarto piano
 ingresso libero

 
   Il dolore è un'esperienza soggettiva, non ci sono parole condivise in grado di raccontarlo né strumenti adatti a misurarlo. A differenza di quello acuto il dolore cronico, generalmente, non lascia tracce visibili ma segna profondamente l'animo.
I rimedi della medicina tradizionale, il più delle volte, non sono sufficienti. Ci vuole qualcos'altro che "stacchi il corpo da terra" per interrompere i "girotondi"del pensiero che alimentano il dolore.
   Il dolore narrato o rappresentato per immagini esercita una funzione catartica quando evoca nell'osservatore/lettore quello stato di sim-patia estetica che "stacca il corpo da terra". Ancora prima della parola scritta l'uomo ha affidato ai graffiti il suo pensiero e, nell'atto del creare, si è cercato e ritrovato.
   La non accettazione del corpo che si trasforma invecchiando o che subisce mutilazioni da malattie/traumi è causa di sofferenza. Chi davanti al neonato raffigurato da Lucien Freud con il volto già vecchio dell'uomo in fi eri, non ha condiviso con l'artista la sofferenza per le trasformazioni che il corpo subisce invecchiando? Chi non ha provato disagio alla visione del corpo di Frida Kahlo frantumato dal trauma stradale e ricostruito per trenta volte in sala operatoria?
   L'arte rende sostenibile o addirittura allontana, almeno temporaneamente, il dolore; "scrivere è un piacere profondo... nessuno potrà dire di me ch'io non abbia conosciuto la perfetta felicità... non saprei immaginare nulla di meglio..." si legge nei diari di Virginia Woolf e noi condividiamo quel piacere leggendo le sue opere: Mrs. Dalloway, Gita al Faro, Le Onde.

   Le metamorfosi femminili attraverso il dolore sono visitate nelle opere di tre artiste vissute tra Ottocento e Novecento. Nel passaggio tra i due secoli, la donna viene a trovarsi al centro di una rivoluzione copernicana: dismette le vesti d'angelo del focolare per confrontarsi nell'ambito della coppia e del sociale con pari dignità e libertà; questo cambiamento, anche se accettato e condiviso nell'ambito della coppia e della società continua, ancora oggi, ad essere motivo di sofferenza psichica e di somatizzazioni dolorose fino a sconfinare, in qualche caso, in atti di segregazione e di estrema violenza.
   A differenza di Frida Kahlo, pittrice, il cui talento è stato riconosciuto e celebrato in vita, Camille Claudel, scultrice, è morta senza riconoscimenti e in povertà dopo trent'anni di segregazione in un ospedale psichiatrico. L'arte dello scrivere che, a lungo, aveva aiutato Virginia Woolf a ritrovare il piacere del vivere, nulla ha potuto contro l'immiserimento totale provocato dal secondo conflitto mondiale che l'ha portata a lasciarsi avvolgere dalle acque del fiume Ouse il 28 marzo del 1941.

Ada Innecco

Incontri

martedì 13 aprile, ore 18.00
Frida Kahlo
Elisabetta Ticcò

martedì 27 aprile, ore 18.00
Virginia Woolf
Bianca Tarozzi

martedì 11 maggio, ore 18.00
Camille Claudel
Alessandro Parmiggiani

Proiezioni

martedì 20 aprile, ore 17.30
Frida (Canada/USA, 2002, 118')
di Julie Taymor
Introduce Roberta Balmas

martedì 4 maggio, ore 17.30
Mrs. Dalloway (GB/USA/Olanda, 1997,
97') di Marleen Gorris
Introduce Ada Innecco

martedì 18 maggio, ore 17.30
Camille Claudel (Francia, 1988, 170')
di Bruno Nuytten
Introduce Roberta Balmas

Ultimo aggiornamento: 16/11/2016 ore 11:24