Venezia, 2011/12. ‘Eresia della felicità a Venezia. Affresco per Vladimir Majakovskij’. Teatro delle Albe di Ravenna. Marco Martinelli e la ‘non-scuola’.
Si tratta di una esperienza unica, un lungo percorso di laboratorio e una restituzione in teatro con 60 ragazzi tra gli undici e i diciotto anni, tutti con una blusa gialla “cucita con tre metri di tramonto” come quella di Vladimir Majakovskij, per affermare il desiderio e la necessità di un mondo migliore, attrezzato per la felicità. Secondo le Albe, inventori del metodo della ‘non-scuola’, prima di giungere al testo è importante creare un gruppo; l’arma potente del teatro è il coro: “Io sono Noi”. Si lavora sempre in cerchio, con disciplina e rispetto, nei confronti delle guide, del fare teatrale e soprattutto verso i propri compagni.
E il grande coro alla fine recita i versi di Majakovskij in italiano, ma anche in dialetto veneziano, in arabo e in tante altre lingue, sui palcoscenici del Teatro Aurora di Marghera del Teatro Goldoni di Venezia.
''Lascia. / Non occorrono / né parole / né preghiere. / Che senso ha, / se tu / solo / ti salvi?! / Voglio / salvezza per tutta la terra priva d'amore, / per tutta / la folla umana / del mondo. / Sto qui da sette anni, / e rimarrò altri duecento, / inchiodato / ad aspettare questo. / Sul ponte degli anni, / tra il disprezzo / e le beffe, / con l'incarico di redentore dell'amore terrestre / dovrò rimanere / e rimango per tutti, / per tutti pagherò, / piangerò per tutti''.