Un coniglio, solo. Un compleanno lungo uno spettacolo - EVENTO SOSPESO
+++ EVENTO SOSPESO +++
Ancóra grandi
exvUoto teatro
di Andrea Dellai
con Ermelinda Nasuto, Andrea Dellai
regia Tommaso Franchin
Un ragazzo è seduto davanti al pc nella sua stanza. Entra Fata madrina: cerca in tutti i modi di
convincerlo a festeggiare almeno questo compleanno. Questa è la sua missione: farlo crescere. Cosa desidera in realtà il ragazzo?
Un Coniglio, solo, è un grottesco e irriverente tentativo di scardinare i concetti di giusto e buono, un’allegoria da cartone animato. Un modo per cominciare a riflettere sul sempre più crescente fenomeno degli hikikomori e del ritiro sociale e cominciare a mettere in discussione alcuni dei valori fondanti la nostra società. Prendete un ragazzo e una fata dai capelli turchini. Lei è la sua educatrice, lui il suo pupillo. Tutto dovrebbe essere prestabilito. L’iter formativo è scontato: un bambino cresce, diventa adolescente, poi un giovane adulto e infine anziano. In questo percorso il bambino trova la sua giusta collocazione nel mondo. Impara a dire di no, a dire di sì, capisce il valore delle rinunce, della fiducia e della fedeltà, accetta il rispetto e l’amore dei più grandi. Quando sopraggiunge la maggiore età, quando non si può più tornare indietro, Fata madrina può dirsi soddisfatta, salutare i presenti e volare verso altri piccoli microcosmi che aspettano solo lei. Cosa succederebbe se un personaggio insolito, il terzo escluso, suonasse un bel giorno alla porta? È proprio questo il migliore dei mondi possibili? Ma chi determina, oggi, che cosa sia migliore o peggiore? Raccontiamo quel sentirsi chiusi in una gabbia, senza sapere che direzione prendere, in un movimento sempre più vorticoso e centripeto che porta alla fissità. Raccontiamo il tempo che passa. Raccontiamo chi aspetta, chi rimanda, chi non sa scegliere.
A exvUoto teatro piace raccontare fiabe (soprattutto agli adulti). Un coniglio, solo è una fiaba che pone delle domande sul desiderio di non scegliere. Attingiamo all’immaginario buonista e naif dei personaggi Disney e al chiasso iperbolico dei cartoni della Warner. Abbiamo disegnato tre personaggi: il ragazzo, l’immancabile Fata madrina dai capelli turchini, incarnazione delle regole e della buona educazione, e Fata matrona, personificazione dell’inevitabile.
Siamo tutti immersi nella narrazione di un mondo al collasso, di un’umanità in pericolo di vita. Ma nonostante questo vige ancora la folle regola del successo personale. Quali possibilità di azione rimangono a quelli che non sono come Greta Thunberg? Cosa succede a quelli che non riescono a reagire e vengono sopraffatti? Cosa succede a chi subisce la pressione che ci spinge a essere sempre tutti performativi? Che possibilità possono esserci per chi voglia sottrarsi a tutto questo? In Un Coniglio, solo parliamo di chi è fermo e si guarda attorno. Raccontiamo una fuga, che è però anche la perenne esitazione del primo passo: un paradosso.
Abbiamo deciso di coinvolgere nella scrittura anche dei nostri giovani allievi di età compresa tra i 16 e i 26 anni, appartenenti alla fascia di età in cui si manifesta questa fuga dalla società. Volevamo che ci raccontassero le loro manie, le loro fobie, che ci raccontassero la loro vita come fosse il loro film preferito. Vogliamo comporre uno spettacolo che parli prima di tutto la lingua di queste nuove generazioni.
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