La felicità è un pacco
(Vita spericolata di un negoziante ai tempi di Amazon)
di Francesco Freyrie e Andrea Zalone
regia Daniele Sala
Icilio Simonazzi è il proprietario di un negozio di elettrodomestici, dove non entra più nessuno.
Da quando è esplosa la moda dell’e-commerce, gli acquisti sul web, la sua vita è rovinata.
In un mondo in cui tutto si può ordinare con un click sul cellulare, televisori, rasoi elettrici, felpe e persino le tagliatelle al ragù, Icilio è diventato utile come un paio di moffole da sci alle Maldive.
La smania dell’ordine on-line non ha solo messo in ginocchio la sua attività, ma gli ha devastato anche la famiglia: la moglie è stata investita da un rider e ha perso la memoria, la figlia vive scaricando serie tv barricata nella sua camera sempre in attesa che arrivi il cibo ordinato con Just Eat.
Un bel giorno Icilio decide che è arrivato il momento di reagire e mette in atto la sua personale e folle “Resistenza” alla modernità.
Lui, un piccolo negoziante, dichiara guerra ai colossi delle consegne a domicilio e si trasforma in un comicissimo e furibondo Don Chisciotte che sfida, con la lancia del “politicamente scorretto”, i mulini a vento dei nuovi bisogni che il web ha creato e senza i quali sembriamo non riuscire più ad essere felici.
Vito, oltre a interpretare Icilio Simonazzi, porta in scena un’esilarante galleria di personaggi che hanno contratto la nuova e devastante malattia del secondo millennio: il click compulsivio.
Dall’ordinatore seriale di Sushi al prete social, fino al fancazzista fashion-victim da bar che si sposta solo sul monopattino elettrico.
Vito incarna l’estremo tentativo di ribellione alle storture dell’era digitale, conscio che, con il dilagare dello sharing di beni di largo consumo, non solo il capitalismo ha vinto sul comunismo ma gli ha anche fottuto il know how per fare profitto. Una volta si era contro la proprietà privata, tutto doveva essere di tutti.
Era lo Stato a dover pensare ai nostri bisogni. Oggi lo fanno Amazon, Foodora e Car to go.
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