Dietro la porta chiusa. Fritz Lang e il Thriller
Nella Germania anni '30 la caccia a un pedofilo omicida contrappone la malavita infastidita da controlli continui alla polizia. E alla fine saranno ladri e mendicanti a catturare l'assassino. Nell'America degli anni '30 un ex detenuto intenzionato a redimersi non può non diventare un reale delinquente perché la società non ne accetta il reinserimento. Amore e affetto possono alla lunga rivelarsi patologie così pressanti da condizionare la vita e i rapporti interpersonali: solo la psicanalisi è in grado di spiegare da dove iniziano le anomalie, riuscendo perfino a riequilibrare le relazioni. Uno scrittore di gialli diventa un assassino ma pare farla franca proprio grazie alla sua ispirazione letteraria che alla fine, però, assumerà la dimensione dell'autoconfessione. Se a queste trame intriganti e dense di tensione aggiungiamo uno stile cinematografico rigoroso sempre perfettamente immaginifico seppur essenziale, nato all'epoca dell'espressionismo e via via sviluppatosi mantenendone stilisticamente coerente la forma, potremo riconoscere in ciascuno di questi film la mano di uno dei maestri assoluti del cinematografo, Friedrich Christian Anton in arte Fritz Lang (1890 – 1976). Che in quasi cinquant'anni ha continuato a creare storie di un grande impatto narrativo, estremamente inquietanti, ma sempre attente al sociale, alla lettura metaforica del momento storico, affascinato dalle disuguaglianze, dal conflitto interiore dell'uomo preda dei suoi stessi fantasmi, in particolare quando è costretto a confrontarsi con quello che lo circonda e che spesso lo condiziona, suo malgrado, con la fatalità di un destino incombente e avverso. Queste tematiche le ritroviamo più o meno sottotraccia nella gran parte delle sue opere soprattutto del cosiddetto periodo americano nella seconda fase della sua carriera resa necessaria dal suo rifiuto dell'ideologia nazista. Non è un caso che il primo titolo di M (arrivato da noi solo negli anni '60 con un sottotitolo orrendo, Il mostro di Düsseldorf, il film sul pedofilo - uno splendido, attonito Peter Lorre- del 1931) suonasse Gli assassini sono tra noi prefigurando la presa del potere delle camice brune. Nel breve ciclo di opere gli altri titoli: Sono innocente, con Henry Fonda, del 1938, Dietro la porta chiusa, con Joan Bennett, del 1947, Bassa marea del 1950. Una campionatura di una stagione straordinaria durante la quale il Thriller e il giallo diventano, e non solo per gli influssi europei, maggiorenni.