Gli innamorati
da Martedì, 6 Febbraio, 2024 a Giovedì, 8 Febbraio, 2024
Martedì 6 febbraio 2024 ore 19.30
Mercoledì 7 febbraio 2024 ore 19.30
Giovedì 8 febbraio 2024 ore 19.30
Angela Demattè
Andrea Chiodi
di Carlo Goldoni
adattamento di Angela Demattè
con Alessia Spinelli, Gianluca Bozzale, Gaspare Del Vecchio, Riccardo Gamba, Elisa Grilli, Cristiano Parolin, Francesca Sartore, Leonardo Tosini, Ottavia Sanfilippo
regia Andrea Chiodi
scene Guido Buganza
costumi Ilaria Ariemme
musiche Daniele D’angelo
cura del movimento Marco Angelilli
luci Nicolò Pozzerle
aiuto regia Michele Tonicello
foto e video Serena Pea
sovratitoli a cura di Prescott Studio
produzione TSV – Teatro Nazionale
Lo spettacolo si inserisce nel progetto della Compagnia Giovani, parte dell’Accordo di Programma tra Regione Veneto e Teatro Stabile del Veneto per la realizzazione del Progetto Te.S.eO. Veneto – Teatro Scuola e Occupazione (DGR n. 1646 del 19 dicembre 2022).
“La pazza gelosia, è il flagello de’ cuori amanti, intorbida il bel sereno, e fa nascere le tempeste anche in mezzo alla calma” (Carlo Goldoni)
Andrea Chiodi si confronterà con Gl’innamorati offrendo nuovi spunti al classico goldoniano. Quella dei litigiosi Eugenia e Fulgenzio è una storia d’amore molto più sfaccettata di quel che sembra, dietro la quale si nascondono tensioni capaci di superare anche le contraddizioni tipiche dell’amore romantico. I protagonisti sono due giovani molto più vicini al nostro tempo di quel che pensiamo. Due giovani che pur appartenendo a quello che definiamo “ceto medio” non possono ancora ambire all’indipendenza economica e quindi decidere autonomamente di formare una famiglia. Due giovani pressati dalle circostanze che, in preda alla gelosia, alla rabbia o alla paura cedono all’impulso di ferirsi, contraddicendo la sbandierata profondità dei loro sentimenti. Due giovani che, tra pochi alti e molti bassi, impareranno dalle loro disavventure che l’amore non basta a se stesso ed anzi gestirlo è assai complesso.
Note di drammaturgia
di Angela Dematté
Ogni essere umano ha bisogno di essere amato in modo incondizionato. Ma forse solo l’amore materno o divino è capace di questo. In questa pièce (come in molte fiabe e in molte commedie dell’autore) non ci sono madri e nemmeno dei. C’è uno zio, Fabrizio, il cui carattere narcisista governa beni e umori di una casa in rovina e di due ragazze, Eugenia e Flamminia. L’una innamorata di Fulgenzio e l’altra già vedova e innamorata dell’amore dei due innamorati. Ma la condizione spiantata in cui vivono traduce l’affetto di Flamminia in invidia e quello di Eugenia in gelosia e nevrosi. Mancando amore e perfino ruolo sociale, si può consistere solo di un’immagine allo specchio.
Goldoni presenta il caos, il rombo della rivoluzione che sta per arrivare e che manderà in subbuglio il mondo intero. La commedia è del 1759. L’inizio della rivoluzione industriale in Europa è alle porte. Sotto le gelosie di Eugenia, le invidie di Flamminia e le smancerie di Fabrizio c’è una società in disfacimento.
Nel nostro adattamento le parole di Lisetta ci aiutano a palesare la crisi in atto.
Goldoni sta giocando la sua fragilità, la sua ansia di essere amato e applaudito. Egli ama il suo pubblico come Eugenia ama Fulgenzio, con un attaccamento geloso. In questo adattamento ci interessa la scoperta tenera e commovente del sentire profondo di un autore, il legame stretto che questo suo nuovo e amaro “realismo” pone tra il mondo e il sentire intimo di ogni essere umano.
Note di regia
di Andrea Chiodi
“La pazza gelosia, è il flagello de’ cuori amanti, intorbida il bel sereno, e fa nascere le tempeste anche in mezzo alla calma”, dice Goldoni nelle note dell’autore a chi legge. Gelosia e tempesta, sono le cose da cui sono voluto partire per raccontare questi innamorati, per raccontare gli sconvolgimenti anche irrazionali che accadono o possono accadere nell’anima umano e soprattutto nell’animo dei giovani. Irrazionali sono i rapporti tra i personaggi ma molto razionali i sentimenti, cercheremo di giocare intorno a questi aspetti, come una sorta di orgia dei sentimenti in cui tutti si innamorano di tutti e tutti odiano tutti. Nove attori giovani possono a mio avviso portare in questo testo tutto quel turbamento del cuore tanto caro a Goldoni, caro perché ama mettere in guardia proprio i giovani: “Povera gioventù sconsigliata! Volersi tormentar per amore! Voler che il balsamo si converta in veleno? Pazzie, pazzie. Specchiatevi, o giovani, in questi Innamorati ch’io vi presento; ridete di loro, e non fate che si abbia a rider di voi” continua sempre Goldoni nelle sue note. Metteremo in scena questa gioventù sconsigliata al limite degli enfants gatès, un incrocio di umanità disperate e divertite dentro un decadimento dell’anima, un decadimento dei valori forse, ma che nasce dalle colpe dei grandi, una generazione che non sa amare ma invidiare, che vuole essere altro da quello che è e dove aleggia anche una strana confusione tra l’amore vero, il sesso e il desiderio di potere.
Note di costume
di Ilaria Ariemme
Le linee dei costumi de Gl’nnamorati, di chiaro riferimento settecentesco, rendono omaggio a Goldoni e al suo tempo, ma sono volutamente ripulite, sintetizzate e prosciugate per poter lasciare al regista e agli attori la libertà di creare dei personaggi non stereotipati e non costretti in atteggiamenti, movenze ed estetica forzati dal periodo di ambientazione dell’opera.
Il ‘700 di questi Innamorati si apre all’incontro con la modernità, con le vicende esistenziali di uomini e donne di tutti i secoli svelando come questa nostra vita possa essere piena di pulsioni violente e contraddittorie.
Ma a farla da padrone in questo spettacolo sono due colori, il giallo della scena e il verde dei costumi in un costante dialogo acido tra ciò che rappresenta il mondo e ciò che rappresentano le creature che lo popolano.
Per quanto riguarda gli abiti ho scelto materiali nobili, duchesse di seta, velluti e rasi in una vibrante cromia di verdi diversi, capaci di raccontare le sfumature caratteriali dei vari personaggi.
Il verde è uno dei colori dal significato simbolico più complesso e stratificato, perfino contraddittorio, proprio come le vicende dei nostri due innamorati e dei loro compagni.
Nel Medioevo il verde era il colore della natura, della nascita, dei cicli naturali e dell'amore giovanile, ma per questi stessi motivi era considerato anche un colore volubile, incostante e non durevole.
Il verde artificiale conferma gli stereotipi di diffidenza e incostanza attribuiti al verde naturale.
Il colore è stato per millenni estremamente difficile da produrre e da fissare per usi pratici fino alle innovazioni industriali del XIX secolo che hanno permesso di sintetizzarlo chimicamente. Nonostante ciò, la tossicità di alcune tinte verdi a base di arsenico e la tendenza a sbiadire o cambiare colore della stoffa verde lo hanno reso per secoli un colore infido e mortale.
Contemporaneamente, il verde possiede anche numerosi valori positivi come la speranza e la salvezza, poiché la medicina utilizza storicamente erbe verdi per preparare i farmaci.
Il verde rappresenta anche tranquillità e riposo ed inoltre indica libertà: lo storico Michel Pastoureau spiega questa simbologia in quanto il rosso, suo complementare, è stato collegato in tutta Europa alla nobiltà e alle classi dirigenti, mentre invece il popolo minuto e i contadini hanno indossato per millenni abiti verdi tinti in maniera economica con vegetali; per questo motivo i moti sociali iniziati con la rivoluzione francese e proseguiti nel XIX secolo hanno visto nel verde il colore anti-potere e anti-regime per antonomasia.
Volubilità e difficoltà di intendersi, paura ad offrirsi per quello che veramente si è e necessità di nascondersi dietro a facciate di bella apparenza e finto onore raccontano il mondo dei nostri personaggi smascherato dalla semplicità dai due servitori, figure rivoluzionarie perché capaci di vivere liberamente e ironicamente la loro umanità e le loro relazioni umane.
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