Presentazione
"Piccoli Palcoscenici" taglia il traguardo della 22° stagione; non male per una rassegna nata in modo "sperimentale" sul finire del secolo scorso, negli indimenticati spazi del Teatro del Parco, e che anche quest'anno raccoglie e presenta al Momo un paziente, multiforme lavoro di avvicinamento didattico al teatro e ai suoi codici espressivi, con più di qualche sorpresa. La formula come di consueto prevede due sezioni, la prima dedicata alle attività scolastiche di formazione presso le scuole superiori, la seconda ai laboratori teatrali sul territorio, con un denominatore comune rappresentato dalla giovane età dei partecipanti. La varietà delle proposte, la diversità di approcci alla scena rendono Piccoli Palcoscenici una formidabile cartina tornasole per un immaginario teatrale che, anno dopo anno, reinventa se stesso e riprende parola “dal basso”. Sul versante delle scuole, si può rilevare un bivio fondamentale, nella gestazione metodologica delle proposte. Da una parte alcuni lavori rendono conto di un iter condiviso in ogni aspetto ideativo e produttivo dello spettacolo, con l'elaborazione da zero di un testo e delle sue strategie di messa in scena; qui, il teatro si fa terreno per una scommessa totale, sotto una guida che regoli virtuosamente il traffico fra suggestioni e opzioni realizzative, urgenze espressive e fondamentali di scena. È il caso ad esempio di Manicomicus del Liceo Tito Livio di Padova (lunedì 5 giugno), testo interamente scritto dai ragazzi, ove il circo omonimo diviene stralunata allegoria delle contraddizioni dell'oggi; o di Con gli occhi degli altri (mercoledì 7 giugno) dell'Istituto “Masotto” di Noventa Vicentina, nato da una riflessione condivisa sul tema del terrorismo e del “peso” eticamente variabile dei suoi contesti politici di radicamento. Altrove, temi di rilevanza sociale riaffiorano attraverso filtri letterari più stabili, dando luogo a progetti di rilettura scenica che ne rivitalizzino efficacemente i contenuti; è il caso di Acquagranda/1966 del Liceo Don Fogazzaro di Vicenza (martedì 6 giugno), dove il famoso romanzo-cronaca di Roberto Bianchin diventa tessuto connettivo per una riflessione sulla natura delle catastrofi naturali e le responsabilità dell'uomo; o de Il recinto dell'Istituto “Marchesi” di Padova (lunedì 15 maggio), riflessione scenica sul tema dell’odio e del pregiudizio razziale ispirata dal libro di John Boyne “The boy in the striped pyjamas”. Non mancano anche quest'anno le rivisitazioni dei “classici” teatrali di tutti i tempi, come La Lisistrata del Liceo G. Veronese di Chioggia (martedì 23 maggio), o Alcesti, quanto è difficile dirsi addio del Liceo Pigafetta di Vicenza (mercoledì 17 maggio), per finire con i Quattordici piccoli indiani presentato dal Liceo Berto di Mogliano (giovedì 1 giugno), tratto dal (quasi) omonimo capolavoro di Agatha Christie; occasioni di rilettura ove riaffiora spesso, talvolta ancor più che nei titoli più “moderni”, una sensibilità tutta contemporanea, sicuramente una riflessione sui codici espressivi in grado di riaffermarne l'universalità.
Novità di quest'anno, già preannunciata nel numero precedente, l'apertura di un canale "più diretto" col pubblico; raccoglieremo infatti qui, in una rubrica dal titolo "Piccoli temi scenici", le impressioni a caldo che ogni anno si riversano, con estrosa abbondanza, nelle schede riservate alle valutazioni del pubblico, distribuite dopo ogni spettacolo. Buon divertimento a tutti, e buona scrittura!
Roberto Ranieri