Il teatro restituito
Come ha sottolineato Massimo Cacciari, «Questo è un giorno molto importante. Dopo la Fenice, il Toniolo è il più bel teatro che esista sia a Venezia che a Mestre e testimonia dell’attenzione e della considerazione che l'amministrazione comunale ha verso la terraferma. Terraferma di cui il Toniolo è culturalmente il simbolo più importante sia per il passato che per il futuro». Il sindaco ha pronunciato parole di stima e profondo apprezzamento per la grande qualità del restauro progettato da Giovanni Leone, esemplare nell’aver concepito un recupero che ha salvaguardato e valorizzato la struttura originaria del Teatro.
Alzando lo sguardo nel foyer si possono ammirare le decorazioni a tempera in buona parte recuperate, che conferiscono alla nuova modernità del suddetto spazio tutta l’eleganza art déco delle origini. Passato, presente e futuro convergono negli spazi e nelle soluzioni architettoniche adottate: dal prospetto della facciata all’ingresso, dalla sala al palcoscenico, dai camerini al foyer, dalle fondamenta al nuovo soffitto in cui brilla come un diamante incastonato la decorazione a tempera di Alessandro Pomi, riemersa alla luce durante il restauro del soffitto.
Giovanni Leone ha fatto di quest’ultima affermazione lo snodo concettuale del suo lavoro. Nell’ammodernamento strutturale del fabbricato – che versava in uno stato di forte vetustà e ritardo verso le moderne norme costruttive – ha mantenuto fermo il concetto di «Teatro come casa sia dei cittadini, sia dei professionisti che vi lavorano. Di qui il terminare della pavimentazione della piazzetta all’interno del teatro, quasi a suggerire una soluzione di continuità tra interno ed esterno, di città che è in teatro. Anche i camerini e i locali per gli addetti ai lavori sono stati concepiti e realizzati secondo funzionalità e comfort, senza trascurarne il profilo estetico». In questo senso vanno a collocarsi i vari simboli della storia del teatro sparsi per tutto il nuovo Toniolo, dai pannelli del Prometeo di Luigi Nono con il testo di Massimo Cacciari alle porte dei camerini, ognuna di colore diverso a ricordare la maschera di Arlecchino.