Terremoti a Venezia
Come riportato nel Piano Provinciale di Protezione Civile, dal quale sono tratte le note che seguono, le prime notizie storiche risalgono al 745 (e/o 758), quando Venezia fu colpita da un terremoto che "rovinò molti edifizi e fu terribile per tutte le isole". Per Venezia più grave fu il terremoto del 1093 che "storse il Campagnel di S. Angelo e ne seguì, addietro mortalità e carestie".
All'inizio del secolo XII sono da annoverare due terremoti: il primo attorno all'anno 1106 "terremoto di Malamocco" ed il secondo del 1117 "terremoto di S. Ermagora", noto in letteratura scientifica e generalmente attribuito alla Lombardia - Veneto, il quale raggiunse l'XI grado della scala MCS.
Il primo, oltre che della distruzione di chiese e palazzi, fu responsabile del maremoto che sconvolse Malamocco: "il mare, come scosso dal suo fondo, penetrando furioso per tutti i porti e le aperture della laguna superava i lidi e tutto inondava. Tante case rovesciate, tanti fondaci guasti. Un'intera isola scomparve ingoiata dai flutti, l'antica Malamocco".
Il secondo fu probabilmente molto più violento e risentito in tutta l'alta Italia ed in Svizzera e a Venezia "fu un grandissimo tremuoto, e venne un'acqua sulfurea che appiccò fuoco alla Chiesa di S. Ermagora".
Nel secolo XIV merita senza dubbio menzione il terremoto di Villaco del 1348, anch'esso dell'XI grado, che fece rovinare molti campanili in Venezia, dove gli è stato attribuita un'intensità dell'VIII grado.
Un altro aspetto riguarda l'avvento di ondate di maremoto: "Il Canal Grande rimaneva ogni tratto asciutto in modo da lasciare vedere il fondo, mentre l'acqua si riversava ora da un lato ora dall'altro".
Va inoltre ricordato il terremoto del Friuli del 1511 del IX - X grado, con risentimenti in Venezia del VII - VIII grado. Dalle cronache si apprende di distruzioni e morti in Venezia per caduta di comignoli, statue, merli ed ornamenti e case vecchie. Nei secoli seguenti sembra assistere ad una diminuzione dell'intensità dei sismi pur aumentando la quantità e l'accuratezza delle informazioni circa la sequenza delle scosse registrate nei secoli XVII e XVIII. Ed anche il secolo XIX fu caratterizzato da "quiete sismica" poiché nell'area veneziana si ebbero pochi risentimenti di rilievo.
L'attività sismica, proveniente dalle aree sismogenetiche limitrofe, è sempre meglio documentata. Alcuni terremoti hanno raggiunto in Venezia il VI grado, quale il terremoto dell'Alpago del 1873 e quello di Rimini del 1875, trasmessosi con intensità maggiore del V grado nella parte meridionale della provincia ed in Venezia ha raggiunto il III - IV grado. Sul finire del secolo, nel 1895, il terremoto di Lubiana fece risentire i propri effetti su tutta la provincia di Venezia con intensità del VI grado. Anche nel XX secolo continua la calma sismica, interrotta episodicamente da risentimenti del VI grado, come quelli dovuti ad esempio dal terremoto di Belluno (altrimenti chiamato Alpago Sarmede) del 1936 e, più recentemente, del Friuli del 1976.
Con l'ampliamento delle Reti Sismiche nazionali e locali è possibile ora migliorare le conoscenze sismiche nel senso sia di una più precisa collocazione degli epicentri e sia nel riconoscimento e studio dell'attività sismica di mediobassa intensità, così determinante negli studi sismotettonici regionali. Anche se nel Veneto sono state installate poche stazioni sismiche, è iniziata la registrazione anche dei piccoli terremoti i cui epicentri sono stati localizzati nell'entroterra veneziano e nel Golfo di Venezia. Questi fenomeni sismici, molto spesso nemmeno avvertiti dalla popolazione, possiedono una notevole importanza geodinamica poiché stanno a testimoniare l'esistenza di strutture geologiche attive come quelle che dalle Alpi si spingono fino al mare, attraversando quindi il territorio veneziano.
Recentemente (fine agosto novembre 1997) uno sciame sismico, generalmente con Magnitudo Richter inferiore a 3, ha interessato l'area settentrionale della Provincia di Venezia. Le scosse di maggiore intensità sono state avvertite dalla popolazione e pertanto la loro intensità macrosismica può essere valutata come "moderata" (IV° V° grado della scala MCS). L'area epicentrale è stata localizzata nell'area di Santo Stino di Livenza, Passarella, Ceggia e la profondità ipocentrale, a seconda dei vari episodi sismici, valutata fra i 5 ed i 15 km. Questa notevole variazione dei valori di profondità ipocentrale è dovuta. da un lato al fatto che i singoli terremoti dello sciame sismico si possono essere prodotti a profondità diverse, dall'altro alla sempre difficile determinazione della profondità ipocentrale aggravata, nel presente caso, dal fatto che l'area epicentrale è situata all'esterno delle Rete Sismica della Regione Friuli Venezia Giulia, con conseguente caduta di precisione localizzativa.
Lo studio della sismicità effettuato per il piano provinciale riporta che da qualche secolo si sta assistendo, nella nostra regione, ad una calma sismica, che coinvolge anche le aree sismogenetiche limitrofe, soprattutto se si considerano i primi secoli del secondo millennio, durante i quali molti terremoti, ben più disastrosi di quelli contemporanei, si sono abbattuti sulla nostra zona.
A conclusione di dell'excursus storico, al di là delle inevitabili inesattezze ed incompletezze storiche, riferibili ai tempi più antichi, lo studio della Provincia afferma che un problema che rimane aperto è quello della determinazione del periodo di ritorno, dato che gli avvenimenti recenti in aree considerate poco sismiche o asismiche riaprono questo capitolo nel senso che se le attuali conoscenze sismogenetiche non lasciano intravedere la presenza di strutture tettoniche capaci di generare terremoto molto distruttivi, ciò non esclude la possibilità di dover subire terremoti mediamente distruttivi, come si rileva dalle massime intensità macrosismiche osservate nel passato nella regione veneziana.