Sezione Istituti Superiori: LICEO CLASSICO G. VERONESE – CHIOGGIA (VE)
autore: Corrado Alvaro
adattamento: Patrizia Aricò, Chiara Penzo, Giulia Vianello
regia: Patrizia Aricò
responsabile del laboratorio e responsabile tecnico: Patrizia Aricò
con: Giulia Vianello, Chiara Penzo, Enrico Tiozzo Netti, Filippo Signoretto, Sara Signoretto, Silvia Casson, Nicole Peccia, Vittoria Ticli, Paolo Ferrarese, Maddalena Chiereghin, Sofia Penzo, Martina Tesserin, Martina Maresca, Elettra Vido, Riccardo Penzo, Aurora Tiozzo
durata: 60 minuti
Nella versione del dramma di Alvaro, come nella nostra rilettura, si ripropone l'inquietante quesito: se nello svolgersi e nell'evolversi delle vicende umane, gli innocenti sono destinati a soccombere, dove e qual è il ruolo della Giustizia? Dove la Civiltà?
Lo spettacolo ricostruisce le tappe di un " viaggio", senza alternative, un viaggio pensato, a tratti sognato. Come per Alvaro, nella nostra rielaborazione, l'attenzione è sulla figura di Medea, straniera ed esule, esclusa e respinta dalla comunità che la ospita. Si definisce pertanto un percorso che tende ad alleggerire il peso della sua colpa, chiamando in causa ragioni esterne, inevitabili e determinanti. L’intento di Alvaro è quello di rimuovere la colpa da Medea per riversarla sui Corinzi, simbolo del pregiudizio e dell'intolleranza portati al limite estremo. Medea e Giasone sono due personaggi simbolici, essi rappresentano da una parte una cultura primitiva, quasi magica, dall’altra una cultura moderna razionalistica e borghese.
La Medea che portiamo in scena ricalca fedelmente il personaggio di Alvaro, abbiamo però voluto un’ambientazione anni ‘30 dove i temi si ripropongono in tutta la loro tragicità: per Medea qualsiasi via d'uscita sembra essere preclusa, per lei non si delineano o si affacciano all'orizzonte soluzioni d'ogni sorta. Medea e come "un'antenata di tante donne che hanno subito una persecuzione razziale, e di tante che, respinte dalla loro patria, vagano senza passaporto da nazione a nazione". Non le resta che l'unica "via d'uscita", l'ultimo e disperato gesto: l'infanticidio, visto soprattutto come conseguenza dell'odio razziale, della diversità irriducibile e dell'intolleranza umana. E tuttavia l'atto rimane, epilogo irreversibile e nodo irrisolto nella tragica storia di Medea.