Claudio Cojaniz – Coj & Second Time - Sound of Africa
Dopo tre dischi di piano–solo (“Stride Vol. 1”, “Stride Vol. 2” e “Stride Vol. 3 – live”) Claudio Cojaniz, classe 1952, da oltre trent’anni protagonista della scena jazzistica italiana, ma non solo, prosegue la sua ricerca sul rapporto fra jazz e musica africana, ricerca iniziata cinque anni or sono con l’album “Blue Africa”, realizzato in duo con il contrabbasso di Franco Feruglio, molto apprezzato da pubblico e critica. Dopo aver esplorato il blues, Duke Ellington e Thelonious Monk, il pianista friulano torna quindi all’Africa, ovvero alle radici del jazz, e con il nuovo quartetto, Coj & Second Time, aggiunge alla collaudata coppia ritmica formata dal contrabbassista Alessandro Turchet e dal batterista Luca Colussi, da anni al suo fianco, le fantasiose percussioni di Luca Grizzo, utilizzato spesso anche come vocalist. D’altro canto il gruppo, duttile, giocoso, creativo ed allo stesso tempo rispettoso della tradizione, era già utilizzato con successo per l’esecuzione della suite “Si Song” a Roccella Jonica nel 2016, in quel caso con l’aggiunta di quattro ottoni e del celebre violinista rumeno Alexander Balanescu. Primo frutto, godibile e riuscito, del lavoro realizzato da Coj & Second Time è “Sound of Africa”, album pubblicato da Caligola con il sostegno dell’associazione non–profit Time for Africa. Qui Cojaniz va alle radici del ritmo e della melodia, offrendo un’originale rilettura del jazz e del blues in chiave naturalmente africana. Il ricavato proveniente dalle vendite del disco contribuirà a finanziare un progetto educativo rivolto alle famiglie dei minatori di Marikana, ma anche a ricordare la strage di lavoratori operata nel 2012 dalle forze di polizia in Sudafrica. Marikana è anche il titolo del penultimo brano del disco, composizione dal sapore fortemente evocativo. Un album che inizia fra l’altro con l’esecuzione per piano solo dell’inno nazionale sudafricano, anche se già dopo un minuto entrano in azione gli altri tre musicisti ed il brano, sorta di medley, diventa così una composizione originale di Cojaniz, Capetown. Ha ricordato il pianista in una recente intervista che “in un mondo come il nostro, dove il conformismo al modello americano che obbliga a consumare e possedere ha pervaso tutto, l’Africa costituisce una sorta di educazione sentimentale …”.